Legge elettorale: le tre mosse possibili dietro l’emendamento di Michaela Biancofiore

di GIOVANNI PEREZ – Il gioco è vecchio, ma sempre efficace e di attualità: lanciare un sasso e poi ritirare la mano dando la colpa agli altri di aver rotto il vetro della finestra. Lo ha messo in atto lo staff di Berlusconi tramite la fedelissima Michaela Biancofiore (foto in basso) disposta a tutto pur di compiacere al suo idolo Silvio. Poiché a Berlusconi non piace il disegno di legge elettorale al quale, volente o nolente, aveva dovuto aderire, visto che la coalizione comprendeva oltre al Pd anche la Lega e i 5 Stelle, ha escogitato il marchingegno per sfilarsi ed ha chiesto alla Biancofiore di metterlo in atto.
Ma andiamo con ordine. La legge elettorale in discussione, sul punto riguardante le autonomie speciali, derogava dal resto dell’impianto e si rifaceva al mattarellum: cioè assicurava la specificità dei collegi elettorali nel Trentino Alto Adige; detto in  parole povere, assicurava alla Sudtirol Volkspartei l’elezione nei tre collegi altoatesini di un proprio rappresentante, più uno di lingua italiana, ma gradito alla stessa Svp.
A questo punto bisogna ammettere che il marchingegno elaborato dallo staff di Forza Italia è stato molto raffinato ed era “tagliato” alla perfezione sulla figura della deputata altoatesina, riuscendo persino a farla passare come “un cavallo pazzo” dedito alla strenua difesa del gruppo etnico italiano in Alto Adige.  Il tutto badando bene a negare ogni corresponsabilità dello stesso Berlusconi “nel colpo di mano” mentre in realtà con questa mossa Berlusconi mirava a diventare l’unico partner affidabile del prossimo governo Renzi eliminando tutti i “concorrenti”, in particolare i fastidiosi 5 Stelle.
Ma ecco una ipotetica ricostruzione degli avvenimenti.
Prima mossa: Berlusconi in primis si accerta che l’emendamento dirompente, fatto presentare alla Biancofiore, ottenga i voti necessari per l’ approvazione grazie ad un gruppo di “franchi tiratori”. Seconda mossa: Berlusconi ordina ai suoi fedeli di voltare contro l’emendamento Biancofiore, salvando così la faccia, ma ottenendo il risultato che si era prefisso.
Come proseguirà ora la partita a scacchi tra i partiti? Dato per scontato che questo stop ha fatto comodo anche a Renzi, dopo le lacrime di coccodrillo per “l’occasione mancata”, il leader Pd tornerà alla carica per scaricare i rissosi 5 Stelle, definendoli “inaffidabili”, e proseguirà quindi con il disegno iniziale: un accordo con il caro Silvio per un governo Renzusconi. Pronta anche la terza mossa: alimentare il caos in parlamento per dimostrare che non è in grado di funzionare e provocare così le elezioni anticipate, qualora Mattarella si opponesse

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