Legge elettorale: la sinistra Pd propone il “Mattarellum 2.0” in alternativa all’ “Italicum”

di LUCA DELLA MONICA –  C’è chi lo chiama “Bersanellum”, ma i promotori preferiscono ribattezzarlo “Mattarellun 2.0”: è il progetto di riforma elettorale per la elezione della Camera dei deputati da opporre all’ ”Italicum” voluto da Renzi ed entrato in vigore il 1° luglio. Il progetto di legge elettorale è di un gruppo di deputati appartenenti alla sinistra Pd, che lo hanno presentato ieri in una conferenza stampa.

Esso prevede un ritorno ai collegi uninominali, ma più piccoli di quelli dell’Italicum, un premio di maggioranza alla lista o alla coalizione che raccoglie più voti e uno anche alla seconda lista o coalizione, però con un ‘tetto’ al premio di maggioranza, che non potrà avere più di 350 eletti. La proposta è in realtà una versione aggiornata e corretta del “Mattarellum”, che fu poi dal centrodestra sostituito con il “Porcellum” (così definito dal suo stesso proponente, il leghista Calderoli).

Speranza, Fornaro, GiorgisA presentarlo alla Camera sono stati il senatore Federico Fornaro, l’ex capogruppo Roberto Speranza, e il deputato Andrea Giorgis (da sinistra nella foto), i quali lo definiscono “un testo aperto a contributi e correzioni”. Infatti Fornaro precisa: “Non presenteremo un articolato proprio perché lo consideriamo  un contributo politico per una riflessione dentro e fuori il Pd”. In sostanza si prevede che 475 deputati siano eletti in collegi uninominali a turno unico, 12 all’estero con il proporzionale, mentre dei restanti 143 seggi 90 andranno alla lista o coalizione che prende più voti, 30 alla seconda, 23 proporzionalmente ripartiti tra quelle che superino il 2 per cento con meno di 20 eletti nei collegi uninominali.

Fornaro mette in risalto il “premio di governabilità, espresso in quota fissa” per cui 90 seggi “sono pari a circa il 14 per cento” e chi vince non potrà superare i 350 seggi mentre il pacchetto di 90 e 30 sarà composto dai “migliori perdenti” sempre nei collegi uninominali sulla base di una graduatoria nazionale”. I collegi, appunto. Sono 475 ma andrebbero ridisegnati sulla base dell’ultimo censimento, e sarebbero composti da 126mila abitanti contro i 600mila previsti dall’Italicum.

Inoltre sarebbero eliminati i “nominati” dalle segreterie dei partiti, perché la elezione verrebbe affidata unicamente alle preferenze degli elettori nei 475 collegi uninominali, che ovviamente dovranno essere ridisegnati. Ma sarebbero scelti dai cittadini anche i deputati assegnati attraverso i tre

diversi premi. Questi arriverebbero infatti da un apposita lista, stilata subito dopo le vittorie nei singoli collegi e contenente i “migliori perdenti”, coloro cioé che non hanno vinto ma hanno comunque raccolto un significativo numero di voti nei loro collegi.

Quale sorte avrà questa proposta? E’ difficile che possa essere accolta dal vertice del Pd, che ha costruito l’Italicum in funzione della riforma costituzionale come strumento per perseguire la “governabilità” a tutti i costi,(cioè il potere personale del suo leader),  ed è difficile che possa essere accolta anche dal M5s, che, pur ammettendo che l’Italicum è una legge sostanzialmente antidemocratica e continuando ad avversarla , vi vede tuttavia l’opportunità – come hanno dimostrato i ballottaggi nelle grandi città – di sfruttarne il vantaggio su scala nazionale.

Che questa proposta persegua lo scopo di garantire la rappresentatività in parlamento a tutte le istanze politiche che esistono nella società italiana, il diritto dei cittadini di eleggere i parlamentari, la concessione di un premio non esagerato, non sproporzionato a un partito o ad una coalizione che vinca  le elezioni, pur garantendogli la maggioranza, sembra non importare a chi persegue solo l’obiettivo di conquistare il potere e non di governare con il consenso dei cittadini.

Comunque è evidente che – salvo miracoli – non vi sono i tempi perché venga discussa e approvata prima che abbia luogo il referendum sulla pasticciata riforma della Costituzione.

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