Trasferite dall’Egitto in Italia le spoglie di re Vittorio Emanuele III. Le reazioni dell’Anpi e delle comunità ebraiche

Le spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia, re d’Italia dal 1900 al 1946 (quando abdicò in favore del figlio Umberto II), sono state riportate oggi in Italia da Alessandria d’Egitto 70 anni dopo il volontario esilio (che in realtà fu una fuga) seguito alla caduta del fascismo e della monarchia.  Alle 11 di stamattina la traslazione delle spoglie, autorizzata dal presidente della Repubblica, nel Santuario di Vicoforte, nel Cuneese, e troveranno posto in loculo accanto a quello in cui è stata accolta la salma della moglie, la regina Elena. L’operazione si è svolta sotto la direzione del rettore della basilica, don Meo Bessone, che due giorni fa  ha celebrato due giorni fa le esequie per l’arrivo delle spoglie della regina Elena.

La cappella è nota anche come mausoleo del duca Carlo Emanuele I, che vi è sepolto, e che sostenne l’inizio della costruzione del santuario tra il 1596 e i primi anni del ‘600.

Si chiude così un capitolo importante della storia d’Italia. Ma non mancano le reazioni negative all’evento. Ecco quella del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia: “Quello dei Savoia lo considero un problema chiuso da molto tempo. Una vicenda finita. Smettiamo di parlarne. Ritengo comunque che portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Urta con la storia di questo dopoguerra.  E non si parli più della ipotesi di mettere  nel Pantheon le salme di Vittorio Emanuele e della regina Elena”.

La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, ricordando che “Vittorio Emanuele III fu complice del regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa”, commenta: “In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali, il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perchè giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari”, tra cui “gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste”.

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