Le ministre Federica Guidi e Maria Elena Boschi nella bufera: emendamento ad hoc per l’amico della prima (che si dimette)

Ministra  GuidiLa ministra Federica Guidi si è dimessa. Ora dovrebbe toccare a Maria Elena Boschi. Entrambe avevano concordato un emendamento ad hoc per favorire un’azienda petrolifera, la Total, nella quale ha interessi il compagno della Guido, Gianluca Gemelli. Il pasticcio è emerso da intercettazioni ordinate nell’ambito di una inchiesta della Procura di Potenza. Ecco il testo incriminato: “E poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche Maria Elena, quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte”. La voce è quella del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che parla al telefono con il suo compagno, Gianluca Gemelli, a proposito dell’emendamento che il governo stava per inserire nella Legge di Stabilità relativo ai lavori per il centro olii della Total in contrada ‘Tempa rossa’, a Corleto Perticara (Potenza), nei quali la Gemelli stesso aveva interesse, essendo alla guida di due società del settore petrolifero. L’intercettazione è agli atti dell’inchiesta della magistratura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere.

Guidi, che non è indagata nell’inchiesta, alla domanda del compagno “se la cosa riguardasse pure i propri amici della Total” clienti di Tecnimont, “quindi anche i miei amici”, replicò, dopo aver fatto riferimento al benestare della Boschi: “Certo, capito? Certo, Te l’ho detto per quello”. Subito dopo il colloquio con la Guidi, Gemelli telefonò al dirigente di una società petrolifera e lo informò dell’emendamento “che avrebbe sbloccato Tempa rossa: la chiamo per darle una buona notizia”, disse al suo interlocutore.

Il gip del Tribunale di Potenza, Michela Tiziana Petrocelli, ha rigettato la richiesta di arresto di Gianluca Gemelli nell’ambito dell’inchiesta  che stamani ha portato agli arresti domiciliari cinque dipendenti dell’Eni con l’accusa di traffico illecito di rifiuti al centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni.

Gemelli, alla guida di due società che lavorano nel settore petrolifero, è indagato per concorso in corruzione e per millantato credito. La prima accusa si riferisce all’affitto di alcune case a Corleto Perticara (Potenza), dove si sta realizzando il centro oli della Total, per i dipendenti delle società di Gemelli che avrebbero lavorato nella zona. La seconda accusa è relativa alla promessa di “vantaggi patrimoniali” che Gemelli si sarebbe fatto promettere per garantire, grazie al suo rapporto col ministro, lavori nella costruzione del centro oli.

I cinque funzionari e dipendenti del centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni – dove viene trattato il petrolio estratto in Val d’Agri – sono stati posti agli arresti domiciliari dai Carabinieri per la tutela dell’ambiente perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di “attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti”.

I carabinieri hanno eseguito anche un’ordinanza di divieto di dimora nei confronti di un dirigente della Regione Basilicata. I provvedimenti cautelari – emessi dal gip del Tribunale di Potenza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – sono stati eseguiti nelle province di Potenza, Roma, Chieti, Genova, Grosseto e Caltanissetta.

Due decreti di sequestro sono stati eseguiti dai Carabinieri stamani nel centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni, con possibili conseguenze sulla produzione di petrolio in Val d’Agri, dove si trovano giacimenti di idrocarburi di interesse nazionale. Lo si è appreso da fonti investigative e sindacali. Interpellato, l’Eni non commenta e spiega che i legali del gruppo stanno analizzando la situazione: quando il quadro sarà completo verranno forniti commenti. Il gruppo sottolinea di stare collaborando con la magistratura.

OPPOSIZIONI ALL’ATTACCO  – “Si dimettano i ministri Guidi e Boschi, la misura è colma, si devono vergognare a andare a casa subito”: affermano Michele Dell’Orco, capogruppo M5S Camera e Nunzia Catalfo capogruppo M5S Senato. “Ora si capisce perché il Pd ed il governo tifano per l’astensione sul referendum delle trivelle che intacca gli interessi delle compagnie petrolifere – continuano Dell’Orco e Catalfo – il fidanzato della Guidi indagato dalla Procura concordava con l’amata emendamenti a favore degli impianti ‘Tempa Rossa’ di Total legati al deleterio provvedimento ‘Sblocca Italia’ e la Guidi chiedeva a sua volta l’avallo della Boschi”. “Guarda caso il progetto è quello ‘Tempa Rossa” contro il quale il Movimento 5 Stelle si batte da oltre due anni” continuano i capigruppo M5S. “La miglior risposta a queste indecenze oltre alle dimissioni di Guidi e Boschi è andare tutti a votare domenica 17 aprile e votare SI contro le trivellazioni marine”, concludono i pentastellati.

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