LA TIRATA D’ORECCHI DI NAPOLITANO AL PARLAMENTO

ORA di puntadi NUCCIO FAVA

Per certi versi è una polemica annosa, che periodicamente si rinnova e amplifica per qualche tempo per rientrare poi nel tran tran quotidiano, per scadere in forme di qualunquismo e di antipolitica. Questa volta però il forte rilievo del presidente Giorgio Napolitano, senatore a vita, potrebbe lasciare una qualche traccia più profonda con una maggiore incidenza.

La reazione di Napolitano è avvenuta durante i lavori della commissione difesa. Temi obbligati: il terrorismo internazionale, la crisi del Mediterraneo e la tragedia dell’immigrazione, l’aggravarsi della situazione in Libia che avvicina alle nostre coste il barbaro progetto dell’Is. Temi pertanto di enorme rilievo specie in un tempo di cammino difficile per le istituzioni europee e per i rapporti e le convergenze necessarie tra i nostri partner.

Purtroppo la seduta della commissione a palazzo Madama veniva a coincidere con il dibattito in aula sul delicato tema delle cosiddette unioni civili che per sua natura comportava fibrillazioni ed incertezze all’interno degli stessi schieramenti. Più che comprensibile il richiamo di Napolitano, specie se si considera che il dibattito è stato a lungo sospeso per una conferenza dei capigruppo autorizzata dal presidente Grasso per definire il nuovo calendario dei lavori fissato per la settimana successiva. Questa circostanza ha fornito nuova legna al camino dell’ex presidente della Repubblica in quanto ha spostato in avanti, di quattro giorni, la ripresa dei lavori del Senato. Un tempo “sprecato” dunque di cui nessuno in senso stretto è responsabile, ma che conferma l’accusa circa la cattiva organizzazione dei lavori parlamentari e una qualche forma di frustrazione e di impotenza da parte di onorevoli e senatori.

Può darsi che la reazione di Napolitano provochi qualche effetto salutare anche sul terreno dei rapporti governo-parlamento e sull’eccesso smodato di richiesta di voti di fiducia da parte di palazzo Chigi. Anche questo un aspetto ben presente nella riflessione comune sullo stato delle istituzioni e sul loro funzionamento zoppicante. L’occasione di cui ci siamo occupati dopo il severo richiamo del presidente Napolitano potrebbe, sia pure indirettamente, avere un effetto benefico e positivo se i quattro giorni in più a disposizione consentissero a governo e forze politiche di raggiungere finalmente un compromesso sulle cosiddette unioni civili .

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