La spy-story di Skripal e figlia avvelenati in Inghilterra usata per un attacco alla Russia? Il gas nervino nella valigia

La vicenda della ex spia russa Skripal e di sua figlia, ancora in gravi condizioni per il misterioso avvelenamento avvenuto in Inghilterra il 4 marzo, dopo essere stati in un ristorante di Salisbury,  sta assumendo contorni che potrebbero essere definiti grotteschi se non si stessero pericolosamente allargando fino a coinvolgere, oltre alla Gran Bretagna e la Russia, anche la Germania e la Francia, e se non rischiassero di estendersi anche all’Italia, visto che domani è prevista una telefonata tra la premier britannica Teresa May e l’ancora capo del governo italiano Gentiloni.

Intanto Gran Bretagna, Usa, Francia e Germania hanno sottoscritto una dichiarazione a quattro che punta il dito contro Mosca. I quattro paesi lamentano “la mancata risposta della Russia alle legittime richieste del Regno”. In realtà la risposta di Mosca è stata l’affermazione che le accuse alla Russia sono semplicemente fantasiose e rivelano un tentativo della premier britannica di distogliere l’attenzione degli inglesi dai guai provocata dalla Brexit. Comunque i quattro sostengono che tale atteggiamento di Mosca sarebbe una indiretta ammissione di responsabilità. E arrivano a definire la vicenda Skripal “il primo attacco con agente nervino in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale”. Tant’è che hanno deciso di espellere un notevole numero di diplomatici russi dai loro paesi, misura alla quale Mosca ha risposto con pari iniziativa. Per di più il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha esplicitamente affermato: “Mi pare ovvio che le scelte di Londra riflettono la disperazione del governo britannico poiché non è in grado di rispettare le promesse fatte sull’uscita dall’Unione Europea”.   “Siamo pronti  – ha proseguito con durezza Laverov – a riprendere la partnership con l’Unione europea quando i nostri vicini europei perderanno interesse a seguire le tendenze russofobe americane, incluse sanzioni e provocazioni. E certamente quando perderanno interesse a sostenere le scandalose azioni che adesso sta adottando il governo britannico”. Secondo Lavrov, le misure adottate dalla Gran Bretagna “vanno ben oltre i limiti delle norme elementari della decenza”.

Mosca all’Onu, da May accuse inaccettabili – “E’ totalmente inaccettabile lanciare accuse ingiustificate come quelle contenute nella lettera di Theresa May al segretario generale dell’Onu”, ha detto l’ambasciatore di Mosca alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, nella riunione del Consiglio di sicurezza sull’ex spia russa avvelenata. “Ci è stato dato l’ultimatum di ammettere che abbiamo commesso un crimine. Noi non parliamo il linguaggio dell’ultimatum, e non lasciamo che ci si parli con questo linguaggio”, ha aggiunto, chiedendo “prove materiali” di quanto afferma Londra.

Purtroppo anche un portavoce della Commissione Ue si è avventurato nel parlare di “tentativo di avvelenamento di una spia russa in Gran Bretagna” e ha affermato: “Stiamo seguendo la situazione da vicino” e “siamo al fianco della Gran Bretagna per ottenere giustizia, e siamo pronti ad offrire il nostro sostegno se richiesto”. E prosegue dando per accertate le accuse della May alla Russia: “L’uso sul suolo europeo di un agente nervino militare è scioccante in quanto minaccia i civil”.

Intanto finora dalla Gran Bretagna nessuna prova è stata portata su eventuali responsabilità  russe nell’avvelenamento e tutti si associano nell’attaccare Mosca sulla base di congetture. A meno che Londra preferisca – per motivi però da chiarire – non rivelare gli elementi di accusa di cui dice di disporre.

Un giallo nel giallo: il gas nella valigia. 

Ma come se non bastasse tutto ciò che è accaduto in questi giorni, s’infittisce la trama gialla delle morti russe in Gran Bretagna e dei tentati omicidi, mentre il ministro degli Esteri di Londra, Boris Johnson, rompe l’ultima barriera dello scontro ad altissima tensione con Mosca accusando Vladimir Putin in persona (!) di aver dato – con “estrema probabilità” – l’ordine di avvelenare l’ex spia Serghei Skripal e sua figlia Yulia.

Il caso Skripal s’incrocia intanto – seppure senza un legame diretto, avverte Scotland Yard – con quello di Nikolai Glushkov: sodale 69enne dell’oligarca ribelle Boris Berezovski nelle scorribande miliardarie del business russo degli anni ’90, trovato morto lunedì nel suo lussuoso rifugio londinese di Clarence Avenue e sulla cui fine ieri la polizia britannica ha deciso di aprire un fascicolo per omicidio. Dopo aver riscontrato tracce di “compressione sul collo” che questa volta – a differenza di quanto capitato nel 2013 per lo stesso Berezovski, ex eminenza grigia del Cremlino diventata bestia nera di Putin nei primi anni ’90 e deceduto sempre nel Regno Unito – non si ritiene possano essere giustificate come allora con un ‘suicidio’ o un qualche ‘gioco estremo’.

Per il momento, in effetti, i sospetti sulla morte di Glushkov restano confinati genericamente alle sue “frequentazioni” di uomo d’affari pluri-condannato, sul quale del resto pendeva una domanda d’estradizione russa già respinta da Londra. Ma l’associazione col reprobo Berezovski fa suonare un ennesimo campanello d’allarme, al di là del fatto che nella sua vicenda “non c’è alcuna evidenza che sia stato avvelenato”. Evidenza che viceversa c’è per gli Skripal.

L’indiscrezione del giorno da Salisbury, sul fronte investigativo, è che l’agente nervino usato contro l’ex spia e sua figlia potrebbe essere arrivato dalla Russia nella valigia di Yulia, in visita al padre da pochi giorni: nascosto forse in polvere fra “i vestiti, i cosmetici o un regalo” (un profumo?), su presume. Questo almeno a prestar fede a fonti dell’intelligence di Sua Maestà citate dal Daily Telegraph, le quali peraltro non chiariscono se questa ipotesi, presentata come “una teoria”, si basi già su qualche elemento concreto o sia invece saltata fuori per esclusione, dopo il mancato ritrovamento di tracce di sorta di quella squadra di esecutori “al servizio del Cremlino” che nelle parole del giornale conservatore gli investigatori pare immaginassero di trovarsi. Comunque la convinzione britannica di una colpevolezza russa ai massimi livelli resta granitica, mentre il leader laburista Jeremy Corbyn appare isolato – fra le critiche del suo stesso partito – nell’invito a “non affrettare il giudizio“.

Raccolta la solidarietà degli alleati Nato (ieri è stata la volta di Paolo Gentiloni, mentre Angela Merkel ed Emmanuel Macron fanno sapere per ora di “valutare reazioni” aggiuntive di Germania e Francia), Theresa May si prepara alla replica di Mosca all’espulsione dei 23 diplomatici russi e alle altre misure annunciate nei giorni scorsi. Il Cremlino però  controbatte per ora alla guerra delle parole. In particolare all’indirizzo di Boris Johnson, i cui sospetti su Putin vengono bollati dal portavoce presidenziale Dmitri Peskov come “affermazioni sconcertanti e imperdonabili“, estranee persino al “galateo diplomatico”. Insomma si è di fronte a una Guerra Fredda sempre più risorgente.

Tuttavia si è in attesa del responso dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), dove i russi – che insistono a negare ogni coinvolgimento di Stato –  aspettano di vedere i campioni della sostanza identificata dai britannici come una specifica tossina dei letali agenti novichok, concepiti nella vecchia Urss, accusa Londra, ma riprodotti pure negli Usa e in Gran Bretagna, rimbecca Mosca.

 

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