La sonda Insight approdata su Marte: manda foto e segnali. Il ruolo dell’Italia nell’impresa spaziale

A sei anni dall’atterraggio del rover Curiosity, il lander Insight della Nasa si prepara a catturare altri segreti su Marte esplorando il cuore del pianeta rosso, studiandone la geologia e i terremoti. Lo farà anche con tanta tecnologia italiana, fornita da Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Istituto di Astrofisica (Inaf) e dall’industria, con Leonardo.
Insight è il 15/o veicolo a  toccare il suolo marziano a partire dal 1971, quando sul pianeta rosso si era posato il sovietico Mars 2, distrutto durante la discesa. Non sono mancati i fallimenti delle missioni precedenti, se consideriamo che sette missioni su 16 sono state pienamente operative. Oggi sono al lavoro su Marte altri due veicoli, entrambi della Nasa: Curiosity, che era arrivato nel 2012, e Opportunity, del 2004.
La discesa di Insight (nella foto una ricostruzione dell’evento) è stata perfetta e il veicolo non ha mancato nessuno degli appuntamenti cruciali durante i fatidici sette minuti di terrore della discesa verso Marte. Dal centro di controllo della missione, nel Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, lunghi silenzi erano interrotti da applausi entusiasti quando, uno dopo l’altro, Insight superava tutte le tappe, fino a regalare la sua prima foto: un panorama del suolo marziano costellato da polveri. Anche il primo segnale è arrivato come previsto.

Il ruolo dell’Italia – “La missione Insight è molto interessante e vicina agli obiettivi della missione europea ExoMars 2020”, ha detto all’ANSA il commissario dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) Piero Benvenuti. Il rover, ha aggiunto, “collocherà nel suolo marziano un sensore per i movimenti sismici che permetterà di capire meglio come funziona e come è fatto il sottosuolo di Marte”.

Lo strumento Larri (Laser Retro-Reflector for InSight), è stato sviluppato da Infn e Asi per fornire la posizione precisa del rover. E’ un localizzatore gemello di quello che era a bordo del lander Schiaparelli, purtroppo distrutto nell’impatto con il suolo marziano per un errore del software.

E’ italiano anche il radiotelescopio che dalla Terra catturerà i segnali dei due cubesat: tutte le informazioni dei due piccoli satelliti arriveranno al Sardinia Radio Telescope, “già entrato a pieno titolo nel deep space network”, ha osservato Benvenuti riferendosi alla rete internazionale dei radiotelescopi di supporto alle missioni interplanetarie.

Italiano, infine, il sensore stellare Star Tracker, costruito negli stabilimenti della Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze) che ha guidato la sonda verso Marte, confrontando le immagini rilevate dal suo telescopio con una mappa di circa 3.000 stelle.

I 7 minuti cruciali –  I sette terribili minuti della discesa sono cominciati alle 20:40, quando è avvenuta la separazione della sonda dalla piattaforma che l’ha portata fino a Marte.
Alle 20:41 Insight ha cambiato orientamento in modo da posizionarsi correttamente per l’ingresso in atmosfera, che è avvenuto puntualmente sei minuti più tardi, alla folle velocità di 19.800 chilometri orari.
E’ cominciata quindi la fase più delicata della discesa.
Alle 20:49 lo scudo termico ha raggiunto la temperatura rovente di 1.500 gradi: 15 secondi più tardi, la decelerazione ha toccato il picco e, come previsto, il surriscaldamento ha causato un temporaneo blackout nelle comunicazioni radio.
Alle 20:51 si è aperto il paracadute e subito dopo è avvenuto il distacco dello scudo termico.
Ancora 10 secondi e il modulo di atterraggio (lander) ha dispiegato le sue tre ‘zampe’.
Alle 20:52 è stato attivato il radar per misurare la distanza dal suolo.
Dopo la separazione dal guscio posteriore e dal paracadute, sono entrati in azione i retrorazzi: il lander ha fatto una giravolta per mettersi in posizione e ha rallentato ancora per tentare un atterraggio morbido.
Il lander ha toccato il suolo alle 20:54.
Alle 21:01 Insight ha inviato a a Terra il ‘beep’ per dire che è ‘vivo’ e funzionante e, in più, ha inviato anche la prima foto (riprodotta qui sopra) della superficie marziana .

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