La Procura di Roma apre un fascicolo sull’aggressione di militanti di An a due giornalisti dell’Espresso

Il leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, e quello di Avanguardia Nazionale, Vincenzo Nardulli, sono stati denunciati dalla polizia dopo che l’Espresso ha riferito di una aggressione ai danni di due suoi giornalisti ieri al cimitero romano del Verano. I due sono accusati di minaccia, lesioni personali e violenza privata. Castellino è stato denunciato anche per la violazione della sorveglianza speciale.

Secondo quanto ricostruito dalla Questura, lunedì 7 gennaio, durante la commemorazione delle vittime di Acca Larentia, otto persone, tra cui Castellino e Nardulli, stavano discutendo animatamente con un fotografo dell’Espresso perché stava riprendendo le fasi della cerimonia. Inizialmente il collaboratore del settimanale non ha sporto denuncia, poi in serata si è presentato dalla Digos, insieme ad un altro giornalista, denunciando la subita aggressione.

La Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Ordine nazionale dei giornalisti hanno espresso solidarietà ai colleghi dell’Espresso aggrediti a Roma da aderenti ad Avanguardia Nazionale e Forza Nuova nelle vicinanze del cimitero del Verano lunedì 7 gennaio, dove si svolegeva una commemorazione per il 40° anniversario dell’eccidio di via Acca Larentia* (foto).

Il cronista Federico Marconi e il fotografo Paolo Marchetti si trovavano nelle vicinanze del cimitero per documentare la manifestazione organizzata da Avanguardia nazionale. Ma
un gruppo di partecipanti alla celebrazione si è avvicinato a Marchetti e, con spinte e pesanti minacce, si è fatto consegnare la scheda di memoria della macchina fotografica. Altri militanti hanno quindi accerchiato il giornalista Federico Marconi e – così è stato riferito – hanno iniziato a colpirlo con calci e schiaffi.

«Azioni che non sono degne di un Paese che si definisce civile e che rappresentano purtroppo solo l’ultimo episodio di violenza e intolleranza nei confronti di giornalisti ‘colpevoli’ solo di svolgere il proprio lavoro al servizio dei cittadini e del loro diritto a essere informati», affermano Fnsi e Cnog.

«Siamo convinti che i colleghi aggrediti, così come tutta la redazione dell’Espresso, continueranno con ancora più forza e determinazione a ‘illuminare’ un fenomeno, quello del riaffermarsi di frange di estrema destra e gruppi neofascisti in tutto il Paese, rispetto al quale, oltre ad una presa di posizione del Viminale, auspichiamo un’azione più incisiva da parte delle istituzioni», proseguono sindacato e Ordine.

«Siamo e saremo al fianco di Federico Marconi e Paolo Marchetti – concludono – in qualsiasi iniziativa riterranno di voler intraprendere in difesa delle loro persone e della loro professionalità e ci auguriamo che forze dell’ordine e magistratura facciano in fretta chiarezza sull’accaduto, anche in relazione al divieto di ricostituzione del partito fascista».
Anche l’Unione nazionale cronisti esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi dell’Espresso, «vittime  di una brutale aggressione a Roma mentre documentavano lo svolgimento della manifestazione in ricordo dei morti di Acca Larentia, organizzata da Avanguardia nazionale».
In attesa che forze dell’ordine e magistratura individuino i responsabili del brutale atto di squadrismo, l’Unci «denuncia ancora una volta che il clima culturale di accerchiamento permanente e di attacchi continui alla professione, specie se promossi da chi riveste cariche politiche e istituzionali, non può che portare a una pericolosa escalation di aggressioni verbali e fisiche dei cronisti, episodi di fatto sdoganati da chi invece dovrebbe essere il primo difensore dei diritti fondamentali della Carta costituzionale».

Oggi si è appreso che la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo sull’episodio.

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*Acca Larentia. Il 7 gennaio del 1978 due fratelli della famiglia Mattei, figli di un dirigente romano del Movimento sociale, morirono nell’incendio appiccato alla loro casa in via Acca Larentia da un gruppetto di estremisti di sinistra. I responsabili riuscirono a sottrarsi all’arresto fuggendo all’estero e a non pagare col carcere per il crimine commesso.

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