LA NUOVA SINISTRA. E’ nato “Insieme”, il nuovo progetto lanciato da Pisapia e Bersani

In Piazza Santi Apostoli a Roma è stato lanciato “Insieme”, il nuovo progetto di aggregazione della sinistra nato dall’unione di ‘Campo Progressista‘ dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e ‘Mdp-Articolo1’ di Bersani, D’Alema, Speranza, Gotor.

In piazza tanti esponenti politici: dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, alla delegazione Pd di Andrea Orlando, Nicola Zingaretti e Gianni Cuperlo. “Non eravamo qui per assistere alla nascita di un partito, un partito c’è già, eravamo qui per ascoltare parole di unità per un centrosinistra largo”, ha detto il ministro della Giustizia. E ancora: Bruno Tabacci, Stefano Fassina, i capigruppo alla Camera e al Senato del Mdp Francesco Laforgia e Maria Cecilia Guerra, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. E ancora  Livia Turco, Luigi Manconi, Bruno Tabacci, Franco Monaco, Vasco Errani, Giovanni Maria Flick,  la Federazione dei Verdi di Angelo Bonelli, Pippo Civati,  e i giornalisti e i lavoratori (ormai disoccupati)  dell’Unità, non più in edicola e rimpiazzata proprio ieri da Renzi con un giornale on line, “Democratica”, diretto dal vice direttore della stessa Unità, Andrea Romano.

La conduzione del raduno era affidata a Gad Lerner e Franco Amendola; l’apertura alla band  ‘Sei ottavi’ che ha suonato “Io ci sto” di Rino Gaetano. Nella piazza tantissimi i palloncini arancione, il colore della campagna elettorale dell’ex sindaco di Milano, assieme a bandiere rosse di Articolo1-Mdp e quelle del Sole che Ride della Federazione dei Verdi.  “Nessuno escluso” lo slogan che campeggiava dal palco, mentre la parola “Insieme” era scritta con decine di palloncini colorati.

I DISCORSI

 

Le parole di Pisapia– “Da oggi parte la casa comune per un nuovo centrosinistra”, dice Giuliano Pisapia. Bisogna essere “uniti e radicalmente innovativi” perché “se noi non riusciamo a dare una casa comune radicalmente innovativa rispetto al passato, noi non riusciremo a raggiungere l’obiettivo”. “Non bisogna dire solo cose di sinistra ma fare cose di sinistra. La politica deve tornare a cambiare la vita delle persone. La politica non è avere tanti like, la politica non è l’io ma è il noi. “Oggi nasce un nuovo soggetto politico. Oggi si chiama ‘Insieme’ ma il nome lo decideremo insieme. Non sarà una fusione a freddo ma una fusione a caldo. Penso a un discorso graduale ad evolvere le singole esperienze in un nuovo soggetto”. “Insieme è il titolo della giornata” perché”da soli non si va da nessuna parte”. Serve una “discontinuità netta”, aggiunge, “non per ripicca e personalismi, non per antipatia per uno o più leader ma perché vediamo le difficoltà del Paese”. A proposito del lavoro, Pisapia sostiene che “il primo dovere è restituirgli dignità”. “In tempi non sospetti ho detto che sarebbe stato un errore abolire l’art.18 e non lo dico per motivi ideologici” aggiunge. Per quanto riguarda l’Imu, invece, sottolinea come sia stato “un errore” cancellarla per tutti. “Come è possibile non riconoscerlo?” si chiede.

“Ci davano per matti, eppure con coraggio e determinazione ce l’abbiamo fatta. E’ una piazza bellissima. Abbiamo vinto la sfida. Per dire ‘basta’ alle divisioni. Uscire dai problemi da soli è avarizia. Uscirne insieme è buona politica, insieme”, dice l’ex sindaco di Milano citando don Milani. E indica un “percorso graduale” che porterà “a settembre” a gruppi unitari. Da soli non si va da nessuna parte. Non c’è altra strada che quella che stiamo percorrendo, insieme. Sono terrorizzato perché la strada della divisione rischia di dare il paese alle destre. Ci vuole discontinuità col passato per un futuro più serio, capace di dare risposte a tutti”, dice ancora Pisapia. “La politica non è avere tanti like, politica non è io, è noi, giustizia e uguaglianza sociale sono il nostro obiettivo”.

L’intervento di Bersani. “Serve un centrosinistra largo e plurale, politico e civico, con meno non ce la facciamo, con meno possiamo fare solo una nobile testimonianza”, ha detto Pier Luigi Bersani. “Il Pd, e mi spiace dirlo, non è nelle condizioni e nell’intenzione di promuovere un centrosinistra largo, perché pensa che il centrosinistra si riassume nel Pd e il Pd si riassume nel capo”. “Noi vogliamo rivolgerci a tutto quel popolo di centrosinistra che se ne sta a casa, deluso e sfiduciato, e che magari oggi ha sentito passare in tv il comizio di Renzi e gli passa sulla testa come acqua sul marmo -aggiunge-. Ma ci rivolgiamo anche a tutti quelli che potrebbero parlare e invece stanno zitti e fermi. Ma noi vogliamo reagire o no? Noi possiamo accettare che a poco a poco la destra prenda in mano il paese?”. “Parliamo di discontinuità per nostalgia? Perchè non abbiamo fatto il vaccino obbligatorio contro l’antirenzismo?”, lo facciamo “perché abbiamo un pensiero, se ne prenda atto e vorrei dire ai dirigenti Pd: ma voi un pensiero ce l’avete? Ora che si sono liberati di D’Alema, il pensiero ce lo darà Bonifazi?”. “Basta camarille, basta gigli magici e basta arroganza. Non se ne può più”, conclude Bersani.

Leoluca Orlando – “Fatemi costruire un campo largo, forse per questo posso essere utile”, dice Leoluca Orlando (rieletto sindaco di Palermo). E rivendica la sua esperienza fuori dai partiti: “Non ho nessun partito da scassare. A me la domanda ‘a chi appartieni?‘ fa stare male. E per questo appaio ruvido o scortese. Evitare la sensazione che stare assieme sia una unione di partitini nostalgici del passato”.

Onida. Dal palco a Santi Apostoli parla anche Valerio Onida, che è stato presidente della Corte Costituzionale: “Noi – dice – non vogliamo essere i fedelissimi di nessuno, ma ci aspettiamo che nasca una esperienza collettiva, non siamo alla ricerca di un leader, non siamo alla ricerca di unanimità ma di dialogo. Mai di compromessi al ribasso”.

DICHIARAZIONI

Cuperlo – “In politica l’obbedienza non è una virtù e in un partito la discussione è linfa vitale. Se Renzi immagina che il Pd dopo le primarie possa ridursi a essere una caserma credo manchi di rispetto all’idea stessa di che cos’è una grande forza democratica”, ha detto Gianni Cuperlo, a margine della manifestazione di Piazza Santi Apostoli. “Io rispetto il principio di maggioranza. Il congresso c’è stato, Renzi lo ha vinto, le primarie lo hanno rilegittimato. Ma le primarie hanno deciso il segretario, non un capo o un comandante”, ha aggiunto il parlamentare dem. Qual è il rischio per un Pd che va da solo alle elezioni? “E’ il più semplice dei rischi: che si perda. Renzi ha già sfidato il Paese, lo ha fatto sul referendum costituzionale. Farlo nuovamente in una logica solitaria non ci porterebbe a brindare la sera del voto”.

D’Alema – “È una piazza di Roma importante, perché fa riferimento agli apostoli…” , ha detto Massimo D’Alema arrivando alla manifestazione, a chi gli ricorda l’importanza per il centrosinistra del luogo simbolo dell’Ulivo. “Andremo alle elezioni ognuno con la sua piattaforma – ha detto D’Alema, rispondendo a chi gli chiedeva se sia possibile un centrosinistra senza Pd – . Se noi avremo un grande successo, come io spero, sarà possibile riaprire un discorso col Partito democratico per spingerlo a tornare ad essere una forza che vuole fare il centrosinistra, perché il centrosinistra non è una parola, è una politica. E la politica del Pd di questi anni non è stata una politica di centrosinistra, sennò non saremmo qui”.

Zingaretti – “I sindaci vengono eletti col maggioritario. Se a Roma si litiga e si rompe la coalizione nei territori, nei comuni, nelle regioni è tutto più fragile e più difficile. Per questo io spero nell’unità. E poi io credo che bisogna sempre guardare avanti e mai tornare indietro: noi rischiamo di avere una brutta copia dei Ds e una brutta copia della Margherita” dice il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Renzi ha ragione quando dice che non bisogna rifare il congresso e se si dovessero rifare le primarie io voterò Renzi candidato premier perché non si possono cancellare 2 milioni di voti degli iscritti (ndr.: di cui, però, il 31 per cento hanno detto no a Renzi). Ma – ha aggiunto – ora bisogna guardare al futuro, per questo io confido ancora che questa piazza possa stare in sintonia con chi come me crede nel Pd”.

Quale Pd? Il discorso fatto poche ore prima da Renzi a Milano non è sintonia con le speranze di Zingaretti e di tanti altri come lui, che si ostinano a rimanere, sia pur in una posizione critica, dentro il Pd renziano.

 

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