La Lituania festeggia 100 anni. Il festival Flux a Roma

 

di FEDERICO BETTA

Dal 4 al 15 maggio l’Auditorium Parco della Musica ospita FLUX, Festival lituano delle arti che celebra il centenario della nascita della Repubblica Lituana. Un’occasione unica per assaporare la vivacità culturale di questa nazione grazie a concerti, performance, spettacoli, mostre e proiezioni cinematografiche, in un calendario è ricco che accosta nomi di spicco a giovani talenti.

Nel corso della manifestazione, tra gli altri, si alterneranno  gli acclamati registi teatrali Eimuntas Nekrošius e Oskaras Koršunovas, la giovane e ribelle Kamilė Gudmonaitė, l’artista di fama internazionale Deimantas Narkevičius, il direttore d’orchestra Mirga Gražinytė-Tyla, la compositrice Justė Janulytė, per finire al noto regista Jonas Mekas, tra i protagonisti del movimento lituano Fluxus e fondatore del New American Cinema Group negli anni ’60.

All’interno di questo fitto programma, mercoledì 9 maggio la Compagnia Urban Dance Theatre Low Air ha presentato Game Over, lavoro dedicato allo scrittore d’origine argentina Julio Cortazar. La performance, come spiegano i creatori, è dedicata alle regole che montano e smontano la creazione artistica, lasciando agli spettatori il compito di comporre, grazie alla propria immaginazione e libertà percettiva, un mondo fatto di suoni, visioni e corpi.

Il progetto è perfettamente orchestrato, una sottile e innovativa interazione tra danza, musica e rapporto con il pubblico. All’ingresso si viene accolti da un percussionista e pluristrumentista che immerge gli spettatori in un’atmosfera rarefatta e minimale, sovvertita dall’entrata dei danzatori che rompono questo stato di suspense con una danza potente, ossessiva e alienata. Sono un uomo e una donna, indossano maschere e costumi, interpretano ruoli del quotidiano aprendo allo stesso tempo verso la surrealtà. I due, da soli o in coppia, seguono i ritmi battenti delle percussioni, usando elementi di scena semplici ed evocativi come lustrini colorati, un piccolo acquario, un maglione fuori formato, un palloncino giallo con uno smile.

Le parole sono quasi assenti, mentre i movimenti e i gesti sembrano poter continuare all’infinito. L’uso delle luci e delle ombre stranianti scandisce una relazione potente e costante tra palco e platea. A chiudere la performance è il musicista che, con un gesto simbolico, mette in valigia una piccola tromba, entra in un cono di luce e di spalle accenna un walzer: le luci si accendono e accecano il pubblico, poi illuminano il palco e solo alla fine di questo calibratissimo processo arriva il buio.

Game Over è una performance che sa coniugare con forza evocativa e ironia la fatica dei corpi e la potenza dei sogni, ci immerge nelle ossessioni del nostro vivere e nel mondo di un grande scrittore. Il gioco comincia, il gioco finisce di continuo, le regole si costruiscono insieme.

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