La Commissione parlamentare di vigilanza ha detto sì alla nomina di Marcello Foa a presidente della Rai

La commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai ha espresso parere favorevole alla nomina, fatta nuovamente dal Consiglio di amministrazione,  di Marcello Foa a presidente della Rai-Tv. I voti favorevoli sono stati 27, i contrari 3, una scheda nulla e una bianca. Alla votazione hanno partecipato 32 dei 40 componenti. E’ stato raggiunto quindi il quorum di due terzi previsto dalla legge per rendere efficace la nomina del presidente.

Prima che si giungesse alla votazione il dottor Foa ha fatto, come di rito, un discorso per illustrare i suoi propositi come candidato alla presidenza Rai.

“Non ho mai militato in un partito – ha subito precisato Marcello Foa alla commissione di Vigilanza -, né preso tessere, né cercato appoggi politici per fare carriera. Sono stato sempre coerente con me stesso, cercando di fare con umiltà il mio mestiere in base agli insegnamenti dei maestri, da Montanelli e Cervi”.

“Il mandato che ho ricevuto dal governo – ha sottolineato – non è politico, ma professionale”, “fa appello al mio percorso professionale, e io intendo onorarlo in nome dei valori del giornalismo”. “Non è mai stata mia intenzione – ha tenuto a precisare – offendere o mancare di rispetto al presidente Mattarella: non è nel mio costume, raramente attacco e manco di rispetto, men che meno nei confronti della massima carica dello Stato, per il sentimento di stima nei suoi confronti, per il rispetto per il suo ruolo di servitore dello Stato e per la sua storia, che ha visto il sacrificio supremo di un membro della sua famiglia. Non è mai stata né sarà mai mia intenzione mancare di rispetto al Presidente”.

Il “pluralismo” e “l’indipendenza”, la “capacità di servire i lettori con umiltà e onestà intellettuale”: sono i “valori” richiamati a più riprese da Foa durante l’audizione. “La Rai è memoria storica, ma dispone delle risorse, della professionalità e consapevolezza per contribuire da protagonista all’alfabetizzazione digitale del Paese”, ha osservato. “Io sogno una Rai che venga apprezzata dal grande pubblico, quello sopra i 50 anni – ha aggiunto – ma anche dai più giovani. Voglio una Rai di cui essere fieri, per indipendenza, oggettività, trasparenza, ricchezza dell’offerta informativa e culturale. Una Rai che sia di tutti i cittadini italiani”.

Nella sua relazione in commissione di Vigilanza, in cui ha ripercorso tutta la sua carriera professionale, Marcello Foa si è definito “un liberale di cultura antica, della scuola di Montanelli. Ritengo molto importante difendere la qualità dell’informazione”. A questo proposito ha citato “il caso di Ferruccio de Bortoli: quando lasciò il Corriere della Sera, in circostanze non facili, con la clausola che gli impediva di collaborare con altre testate italiane per un anno, non esitai a offrirgli una collaborazione con il Corriere del Ticino che allora dirigevo”.

Domenica è il mio compleanno – ha detto sorridendo all’inizio dell’audizione – chissà che non riceva un bel regalo, me lo auguro di cuore”. “In questi due mesi difficili anche dal punto di vista personale – ha aggiunto – ho mantenuto il silenzio in segno di rispetto per le istituzioni e tutte le persone coinvolte”.

“Sui vari temi Foa mi ha rassicurato rispetto a una funzione che sarà di garanzia del pluralismo informativo e quindi del compito che spetta al presidente della Rai. Forte di questo, l’orientamento è quindi di votare la sua nomina”. Giorgio Mulè, capogruppo di Forza Italia in Commissione di Vigilanza, ha motivato il cambiamento di atteggiamento perché “rispetto al primo voto della commissione è cambiato moltissimo, sono cambiati il metodo e il merito. Nel metodo c’è stato un percorso condiviso rispetto all’indicazione di Foa. Nel merito l’audizione ha permesso ai commissari di formarsi un’opinione autentica e vera”.

E questo cambiamento dei berlusconiani è stato decisivo per lil raggiungimento dei due terzi di voti favorevoli in commissione di vigilanza.

Ora il consiglio di amministrazione della Rai dovrà definitivamente ratificare la nomina. Il Pd minaccia ricorsi. Cosa che anche l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) ha ipotizzato.

 

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