IUS SOLI SUL BINARIO MORTO/ Il Pd come i generali borbonici contro Garibaldi

di SERGIO SIMEONE – Sullo ius soli è finita come non poteva non finire. Avendo il Pd rinunciato a condurre una vera battaglia politica di informazione e di orientamento che coinvolgesse la pubblica opinione e la società civile ed avendo scelto di sottostare ai ricatti dei suoi alleati di centro, la discussione di questa legge non solo ha perduto il primo posto nell’agenda rispetto al biotestamento (e questo è ancora accettabile, dato il grande valore politico e civile che ha questo tema) ma è stata spostata addirittura all’ultimo posto. E’ stata cioè collocata su un binario morto.

Dietro questo cedimento del Pd, si dice, c’è un calcolo elettorale. Ma li sanno fare i conti al Nazareno? Con questa mossa il Pd ha realizzato i seguenti risultati:

  • Ha perduto i voti di chi è favorevole allo ius soli, ma non ha guadagnato quelli di chi è contrario, che preferirà affidarsi a chi avversa questa legge con maggiore tenacia.
  • Ha perduto un potenziale alleato come Pisapia, che dello ius soli aveva fatto un discrimine fondamentale.
  • Ha dimostrato di non essere affidabile quando fa delle promesse, facendo perdere di credibilità a tutto ciò che metterà nel suo programma elettorale.
  • Ha dimostrato di essere ricattabile da parte degli alleati di centro, che si voleva far passare come dei  passivi supporti al traino del decisionismo del capo.
  • Ha dato uno schiaffo a Luigi Manconi, presidente della Commissione per la promozione e la tutela dei diritti umani, che si era speso per questa legge fino al punto da indire uno sciopero della fame a staffetta. Sciopero che è ancora in corso.

Si tratta insomma di una decisione talmente autolesionistica da far pensare che dietro di essa ci sia uno stratega emulo di quei generali borbonici che, quando Garibaldi sbarcò in Sicilia, conducevano i propri uomini al disastro perché erano stati corrotti dagli inglesi.

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