Inchiesta per “istigazione al voto di scambio” aperta dalla Procura di Napoli a carico di De Luca

 

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, in una immagine del 29 ottobre 2016. ANSA/CIRO FUSCO
De Luca (foto di Ciro Fusco per Ansa)

Istigazione al voto di scambio: con questa ipotesi di reato è stato aperto dalla Procura di Napoli un fascicolo sulle incredibili dichiarazioni del presidente Pd della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso dell’ormai famoso incontro in un albergo di Napoli con circa 300 tra sindaci e amministratori locali alla vigilia del referendum costituzionale, ai quali chiedeva di darsi da fare per far votare il Sì.  La stessa Procura il 24 novembre aveva aperto un fascicolo senza ipotesi di reato.

Il  suo primo commento è stato sprezzante: “Quando hai la coscienza tranquilla si va avanti oppure qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno neanche i servizi essenziali”, ha detto De Luca in occasione  dell’inaugurazione di tre servizi operativi nell’Ospedale del Mare.

Nel corso dell’incontro incriminato De Luca incoraggiò i sindaci ad inviare fax nei quali indicare i voti ‘conquistati’ e invitò anche ad offrire fritture di pesce piuttosto che gite in barca pur di convincere gli elettori. Una battaglia per il sì che conveniva fare, spiegò, in vista dei tanti fondi che sarebbero arrivati, in caso di vittoria, dal governo. Quando il suo discorso venne reso pubblico grazie a una registrazione del Fatto quotidiano, De Luca (e coni lui Renzi) lo definì  “Battute goliardiche”.

Intanto è stato sentito dal pool della Procura di Napoli il portavoce di De Luca, il giornalista Paolo Russo, che era presente a quell’incontro. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche un altro aspetto: il ruolo di commissario in pectore alla sanità campana con cui De Luca si presentò alla platea; il riferimento ai laboratori (“ci sono 400 laboratori, sono tanti voti”) come agli studi professionali sarebbe stato fatto non a caso.

Nei prossimi giorni il pm Stefania Buda, titolare dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, interrogherà altri testimoni, in particolare esponenti del comitato per il Sì al referendum per la riforma costituzionale nonché gli organizzatori dell’incontro tra De Luca e i sindaci della Campania. Tra gli esponenti del comitato figurano anche Piero De Luca, figlio del governatore, e Francesco Nicodemo. Il pm potrebbe interrogare anche alcuni sindaci che presero parte alla riunione. L’indagine potrebbe essere estesa anche ad altri analoghi incontri organizzati in diverse località della regione; non risulta tuttavia che esistano altre registrazioni di tali incontri diversamente da quello avvenuto a Napoli all’hotel Ramada.

Chi è Vincenzo De Luca. Uno che non la manda certo a dire, linguaggio duro e colorito (tanto da ispirare varie imitazioni, a partire da quella di Maurizio Crozza), Vincenzo De Luca, 67 anni, laurea in filosofia, estimatore di Nelson Mandela, della pizza napoletana e di Maradona, ex sindaco sceriffo di Salerno, si è trovato più volte al centro di polemiche.

Negli ultimi anni ha dovuto dividere l’impegno amministrativo con numerose vicende giudiziarie che lo hanno riguardato e con il tormentone della sospensione dall’incarico per effetto della applicazione della legge Severino. Nella sua carriera politica anche un incarico da viceministro alle Infrastrutture nel governo Letta caratterizzato da aspri contrasti con il ministro Lupi per la questione delle deleghe ministeriali. Ma continuò a svolgere contemporaneamente l’incarico di sindaco di Salerno e per questo l’Antitrust gli aveva ordinato di scegliere: lui andò avanti e a gennaio del 2014 il Tribunale civile di Salerno lo dichiarò  decaduto dalla carica di sindaco. De Luca fece ricorso e il 3 febbraio 2015 la Corte d’Appello di Salerno confermò la decadenza.

A quel punto De Luca  impresse un’accelerazione alla sua corsa alla Regione. Si candidò e vinse le soffertissime primarie del Pd (rinviate per ben tre volte) fino alla campagna elettorale contrassegnata dalla polemica sugli impresentabili. Polemica che è tornata alla ribalta dopo una frase di De Luca contenuta in un video trasmesso a ‘Matrix‘: “Quello che fece la Bindi è stata una cosa infame, da ucciderla. Ci abbiamo rimesso l’1,5%, il 2% di voti”, disse De Luca riferendosi alla presa di posizione della presidente della presidente della commissione Antimafia, che lo aveva inserito nella lista dei “candidati impresentabili” poco prima delle elezioni regionali del 2015.

Il segretario del Pd, Matteo Renzi, prima lo ha subìto ma poi lo ha ricompensato, tanto da aver varato nell’ultima Finanziaria una norma ribattezzata dalle opposizioni “norma De Luca”, che consente ai presidenti di Regione di ricoprire anche il ruolo di commissario straordinario alla sanità in caso di conti in rosso.

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