In Italia il 2018 è stato l’anno più caldo da oltre due secoli. Quali ripercussioni sulla nostra salute?

Gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati, con un 2018 che è stato il quarto anno più rovente, dopo il 2016 (il più caldo mai registrato), il 2017 e il 2015. Lo rende noto Copernicus, il programma dell’Unione europea per l’osservazione della Terra.
Il 2018 è stato più caldo di 0,4 gradi rispetto alla media registrata nel trentennio 1981-2010, spiega ancora Copernicus.
La temperatura media degli ultimi 5 anni è stata di 1,1 gradi superiore ai livelli pre-industriali.
Secondo le misurazioni satellitari, la concentrazione globale di CO2 nell’atmosfera ha continuato a crescere nel 2018, ed è aumentata di 2,5 parti per milione in un anno.

Ma il 2018 è stato in Italia l’anno più caldo da oltre due secoli: lo indicano i dati raccolti nel nostro Paese a partire dal 1800 e contenuti nella banca dati di climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac). “I dati indicano che siamo in presenza di un cambiamento climatico importante e che in Italia l’aumento di temperatura è più forte rispetto al trend della media globale”, ha detto il responsabile della banca dati, Michele Brunetti.

I dati indicano che nel 2018 la temperatura ha superato di 1,58 gradi la media registrata negli anni compresi fra il 1971 e il 2000, superando il precedente record del 2015, con 1,44 gradi sopra la media. Tutti i mesi del 2018 sono stati più caldi, ad eccezione dei mesi di febbraio, quando le temperature sono state inferiori alla media, e marzo, nella media.

In nove mesi le temperature sono state più calde di oltre un grado rispetto alla media. Gennaio 2018 è stato il secondo gennaio più caldo dal 1800 ad oggi, con 2,37 gradi sopra la media e l’aprile più caldo degli ultimi 30 anni ha superato la media stagionale di 3,50 gradi. L’eccezionalità del 2018 non ha interessato solo l’Italia, l’anno appena concluso è risultato il più caldo da quando sono disponibili osservazioni anche per Francia, Svizzera, Germania e Austria.

Sono tutti dati, questi, che inducono ora gli esperti a valutarne l’impatto sulla salute delle persone e le misure da adottare perché queste conseguenze non abbiano ripercussioni negative.

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