Il vero e il falso nei commenti alle elezioni di domenica

 

di ENNIO SIMEONE – Da questo primo turno della tornata elettorale amministrativa – che ha coinvolto l’Italia geograficamente e politicamente “a macchia di leopardo” (erano chiamati alle urne mille degli ottomila comuni e nove dei sessanta milioni di elettori) – commentatori ed esponenti politici stanno ricavando analisi e conclusioni nel tentativo di trarne auspici (entusiasti o nefasti, secondo la bottega per la quale operano) da proiettare sulle prossime elezioni politiche.

Eppure l’esperienza dovrebbe insegnare che non vi è nulla di più fuorviante. Tutte le conclusioni che si possono trarre da questi risultati, infatti, sono vere e false al tempo stesso. Vediamo perché.

Prima conclusione: Il centrodestra unito vince. E’ vero, come dimostrano i risultati di molti comuni. Ma non è una novità nelle elezioni locali. E’ poco probabile invece che tale unità si riproduca nelle elezioni politiche nazionali per le divergenze nette che esistono tra Forza Italia e Lega.

Seconda conclusioneIl Movimento 5 stelle subisce una dura sconfitta. E’ vero, perché nelle città dove si votato domenica non è riuscito a mandare nessun suo candidato al ballottaggio; neppure a Genova, la patria Beppe Grillo. Ma gli exploit ottenuti lo scorso anno a Roma e a Torino dalla Raggi e dalla Appendino avevano una connotazione prevalentemente politica e di carattere nazionale: il paragone non regge. Nelle altre città e nei comuni il M5s non si è ancora guadagnato i titoli per amministrarle. E comunque un prezzo doveva pagarlo per i pasticci che ha combinato sulle candidature e le pseudo primarie (dette… “comunarie”) sia a Genova, sia in Sicilia, per non parlare di Parma con la sconfessione di un sindaco, Pizzarotti, piazzatosi primo  e probabilmente destinato alla riconferma con il ballottaggio.

Terza conclusioneIl Pd tiene. Nè falsa né vera anche questa. Comunque non verificabile né in positivo, né in negativo perché: a) i candidati sindaco di centrosinistra erano sostenuti da varie liste che non si presentavano con il suo simbolo e persino da liste di dissidenti; b) a Genova (da sempre amministrata da un sindaco di sinistra) il suo candidato va al ballottaggio in seconda posizione e a Verona non va proprio al ballottaggio; c) a Palermo Leoluca Orlando si è addirittura offeso per essere stato definito “candidato del Pd” da Mentana, tanto da rifiutarsi di farsi intervistare da La7 nella maratona televisiva domenicale. d) a Lampedusa la sindaca Nicolini perde dopo essere stata nominata da Renzi nella segreteria nazionale del Pd.

Dunque è preferibile attendere quanto meno l’esito dei ballottaggi prima di emettere sentenze e azzardare previsioni. Qualcuno potrebbe essere tentato di trarne profitto, trascinandoci in elezioni politiche anticipate. Che, come si sa, e come insegna persino l’Inghilterra, fanno male soprattutto a chi le impone, oltre che ai cittadini, costretti a pagarne il costo.

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