Il Tour de France chiude col brivido: auto pirata e spari dei poliziotti nel giorno del trionfo di Froome. Il “Gorilla” fa poker a Parigi, lo “Squalo” ai piedi del podio finale

tour de francedi Marco Valerio/

Dopo cadute singole, cadute di gruppo, cadute pericolose, squalifiche per cocaina, ritiri per gravi malattie, al Tour de France 2015 non poteva mancare la scena da film prima della passerella finale di Parigi. Una scena da poliziesco o da poliziottesco all’italiana, quello anni 70. I poliziotti francesi che aprono il fuoco contro un’auto che cerca di sfondare le barriere della Grande Boucle, in place de la Concorde: fortunatamente nessun ferito, ma, alta tensione, soprattutto dopo i recenti atti di terrorismo che hanno ferito la Capitale francese. Il pirata si è dato alla fuga facendo scattare l’inevitabile caccia all’uomo. Altra scena da film di cui sopra: straordinario. Per fortuna nulla di grave, solo un folle. Anche questo “c’est le Tour”. Soprattutto questo Tour 2015.

Froome: forza, talento, polemiche e fortuna. Anche a Parigi, Chris Froome è stato baciato dalla “Dea Bendata”. Lo stesso era già avvenuto nelle prime tappe, quando il vento aveva giocato brutti scherzi ai suoi rivali, scavando fra chi ambiva alla maglia gialla e il britannico distacchi disarmanti, allarmanti, ma indicativi. Fra incidenti meccanici, scivolate e bizze di Eolo, Quintana, Nibali e Contador si erano eliminati a vicenda, lanciando Froome verso il secondo trionfo parigino, dopo quello del 2013. Il resto lo aveva fatto lo stesso alfiere Sky, tramortendo la concorrenza con l’ormai famosa “frullata” e mettendo le mani sulla corsa (nella foto Afp-Gazzetta dello Sport: Froome incoronato a Parigi).

Altro fuori programma: la pioggia. Oggi la pioggia ha suggerito all’organizzazione di neutralizzare i tempi, per il rischio concreto di cadute: regolamento chiaro e tempi “congelati” al primo passaggio sul traguardo. Froome ha vinto, ma alla fine il solo Alberto Contador sembra essere uscito sconfitto da questo Tour; gli altri due “moschettieri”, Quintana e Nibali, possono ritenersi “solo” battuti. La differenza sta nel fatto che lo spagnolo ha chiuso senza successi, e giù dal podio (non aveva vinto alcuna tappa anche al Giro d’Italia, che si era pure meritato), mentre il colombiano ha provato fino all’ultimo metro di salita a prendersi la maglia gialla. Non c’è riuscito per poco più di un minuto e grazie ai compagni di Froome.

“Lo Squalo dello Stretto”. A Nibali va il merito di avere dato battaglia sul pavè e di essersi aggiudicato alla grande (con un attacco d’altri tempi, ossia da lontano) la tappa più bella della Grande Boucle, a La Toussuire. Senza l’impresa dell’indomabile “Squalo dello Stretto”, l’Italia del ciclismo se ne sarebbe tornata a casa a mani vuote. Invece, Nibali ha sfiorato il clamoroso recupero, fermandosi sul gradino sotto il podio.

Altri applausi. Un bravo ai francesini Thibault Pinot, protagonista di una grande impresa sull’Alpe d’Huez, in una tappa che (come egli stesso ha ammesso) vale una carriera. Stesso discorso per Romain Bardet, autore di un’altra impresa-monstre, ma a Saint-Jean de Maurienne. Peter Sagan si è iscritto nel lungo elenco degli eterni secondi, entrando in tutte le fughe e quasi sempre nella top five della tappa, senza però riuscire mai a precedere il gruppo: si consola con la maglia verde. Nella storia del Tour 2015 un posto lo meritano sicuramente anche Andrè Greipel, re degli sprinter con un poker ad alta velocità, e lo spagnolo “Purito” Rodriguez, due tappe conquistate. Il tedesco volante, detto il “Gorilla”, ha vinto anche l’ultima volata, sui Campi Elisi, confermandosi il velocista di punta della corsa francese. Ma è stato anche il Tour di Alejandro Valverde, pure lui fortunato e favorito dalla foratura di un Nibali in rimonta, prima dell’attacco all’Alpe d’Huez, dove il messinese avrebbe messo alle corde il mursiano.

Tanti veleni. È stato il Tour dei sospetti, delle tensioni e delle polemiche: tutti hanno avuto da ridire sulle performance di Froome che certo non brilla per simpatia, ma va forte. Anche sul pavè, dove ha resistito ai ripetuti e feroci attacchi del campione uscente Nibali. Ha vinto Froome, anche contro i sospetti sull’uso di doping, e allora viva Froome, ma Quintana non ha perso, come Valverde. E anche Nibali, campione di sfortuna forse anche per essere partito nel cronoprologo di Utrecht alle 17,17. Poteva pure andargli peggio.

Commenta per primo

Lascia un commento