Il programma di Gentiloni: governo “di responsabilità”, ma la legge elettorale spetta al parlamento. Assenti per protesta M5s e Ala

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nell'aula della Camera durante le dichiarazioni programmatiche del nuovo governo, Roma, 13 dicembre 2016. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Foto Lami per Ansa

Assenti dall’aula di Montecitorio – ma per motivi opposti – i deputati del M5S (per ribadire l’urgenza del ritorno alle urne) e quelli di Ala-Verdini (per protesta contro il mancato inserimento di un proprio ministro nel nuovo governo), il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha svolto pacatamente il suo discorso programmatico, sul quale l’assemblea è chiamata ad esprimere il voto di fiducia in serata. Gentiloni è rifuggito dalla ricerca dell’applauso (ne ha ricevuto uno solo, poco prima della conclusione) quasi per sottolineare, almeno in questo, una diversità rispetto allo stile di Renzi, pur ribadendone la continuità. Un discorso, però, che, a dispetto della presunta brevità della durata di questo governo, ha tracciato un quadro di impegni abbastanza consistente, sottolineando che fare la nuova legge elettorale è compito che spetta al parlamento e non al governo, che, semmai, avrà il compiuto di accompagnarne il lavoro.

“Il governo che si presenta a ricevere la fiducia – ha detto Gentiloni – è un governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre Istituzioni. E intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell’Italia e i problemi degli italiani”.

“Sul terreno dell’economia il governo intende accompagnare e rafforzare la ripresa che gradualmente ma lentamente si sta manifestando”. Gentiloni spiega che “accompagneremo (la ripresa, ndr) con le grandi infrastrutture, il piano industria 4.0 e la green economy con le decisioni sul clima che l’Italia difenderà”.

Poi i vati punti. “L’Italia ha una economia forte, non ci possono essere scorribande su questo fronte e lo dimostrano le profezie sbagliate di apocalisse in base all’esito in un senso del referendum. Questa è l’Italia”.

Dobbiamo fare molto di più per il Mezzogiorno. La decisione di formare un ministero esplicitamente dedicato al Sud non deve far pensare a vecchie logiche del passato, al contrario noi abbiamo fatto molte cose per il Mezzogiorno ma credo che sia insufficiente la consapevolezza che proprio dal Sud possa venire la spinta forte per la crescita economia”.

“All’agenda vorrei aggiungere grandi questioni su cui finora a mio avviso non abbiamo dato risposte pienamente sufficiente. Innanzitutto i problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media, partite Iva e lavoro dipendente, che devono essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire la nostra economia”. “Proprio perché non vogliamo rinunciare a una società aperta e digitale vogliamo porre al centro coloro che da queste dinamiche si sentono sconfitti”.

Gentiloni ha poi ricordato gli impegni internazionali imminenti e della primavera. Nel consiglio Ue di giovedì prossimo, dove si affronterà il tema del rinnovo del regolamento di Dublino “avremo una posizione molto netta: non è accettabile che passi di fatto il principio di una Ue troppo severa su alcuni aspetti dell’austerity e troppo tollerante verso paesi che non accettano di condividere responsabilità comuni” sui migranti, afferma Gentiloni. Poi parlando del sistema bancario: “Il governo è pronto ad intervenire per garantire la stabilità degli istituti bancari”.

Naturalmente tra le priorità c’è l’intervento nelle zone colpite dal terremoto“, ma non solo su queste “ci auguriamo possano maturare apporti e convergenze più larghe sui singoli provvedimenti”, ha detto.

Infine un appello:  “Chi come me è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione di questa passione. La politica, il Parlamento, sono il luogo del confronto dialettico, non dell’odio o della post verità. Chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paure. Su questo è impegnato il governo e anche su questo chiede alla Camera la sua fiducia”.

E su questo è scattato l’applauso.

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