Il pasticciaccio della ricostruzione e degli sgravi fiscali nelle zone terremotate. Gentiloni: “Rimedieremo”

Doveva essere una visita per esprimere vicinanza alla vigilia di Ferragosto e, invece, ha rischiato di trasformarsi in un acceso rendez-vous con gli amministratori e le popolazioni locali, la presenza del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nelle zone dell’Italia centrale colpite dal terremoto. Il premier è arrivato ad Arquata del Tronto, dove ha avuto l’occasione di un chiarimento, dopo le polemiche sollevate da vari sindaci, che lamentano ritardi e singolari quanto gravi incongruenze nell’azione di assistenza e ricostruzione accompagnate da complicazioni per quanto riguarda le attese agevolazioni fiscali.

La legge per la ricostruzione delle zone terremotate del Lazio, Marche e Umbria, approvata dal Parlamento, “ha un ottimo impianto, anche per le zone franche urbane. Se si può fare di più, noi siamo disponibilissimi a parlarne con Sergio Pirozzi, che merita tutto il nostro consenso e supporto, come siamo pronti a parlarne con tutti  i sindaci”, ha detto il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, a margine della visita al comune di Arquata del Tronto nelle Marche, commentando le parole del sindaco di Amatrice sul mancato rispetto, da parte del governo, delle rassicurazioni sulle esenzioni fiscali e contributive per due anni nei comuni del cratere. “Nelle legge è tutto chiaro – ha ripetuto Gentiloni – ma se ci sono cose da aggiustare lo faremo. Non posso escludere che ci siano delle difficoltà perché sarei un pazzo – ha aggiunto il presidente del Consiglio replicando all’accusa di ‘promesse mancate’ da parte dell’esecutivo, denunciate dal primo cittadino di Amatrice – quando c’è un percorso di ricostruzione, dopo un terremoto così distruttivo in un’area così vasta – forse una catastrofe così grave non era mai successa negli ultimi decenni – sappiamo di essere di fronte a un compito enorme. Però abbiamo un buon impianto, le risorse economiche necessarie, abbiamo l’impegno di tutti. Penso che ce la possiamo fare. Possiamo migliorare le cose che non funzionano”, ha concluso Gentiloni.

 A sua volta il commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani, rispondendo alle proteste dei sindaci,  ha detto ai microfoni del Giornale Radio Rai: Il credito d’imposta è lo strumento attraverso cui le imprese – nei limiti del ‘de minimis’, perché l’Europa consente solo questo – non pagheranno i tributi e i contributi. Questo è l’impegno che il governo ha preso e io sono certo che lo rispetterà fino in fondo”. “Si stanno portando via tutte le macerie in aree pubbliche. Per la prima volta per questo terremoto – racconta Errani – è stato fatto un provvedimento che prevede anche lo sgombero delle aree private dai detriti dei crolli grazie alle strutture pubbliche, previo consenso del proprietario, che però può anche decidere di provvedere nell’ambito del progetto di ricostruzione”.

“Sulla questione ‘casette’ poi – conclude il commissario straordinario – c’è da fare una distinzione. Per esempio nel Lazio e nell’Umbria la situazione è molto avanzata, mentre per le Marche, dove la zona colpita dal sisma è molto più estesa, nei prossimi 2-3 mesi ci sarà un’accelerazione tesa a dare una risposta sostanziale a questo problema”.

Su Facebook Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria e consigliere politico di Silvio Berlusconi, c ommenta invece: “È passato quasi un anno dalle prime scosse di terremoto che hanno devastato il centro Italia. A dodici mesi di distanza le macerie sono ancora lì, le casette per gli sfollati sono state consegnate col contagocce e ora tornano pure le tasse per chi ha perso la casa e il lavoro. Di fronte a una simile inefficienza, come fa un cittadino a avere fiducia nelle istituzioni e nella politica? Qualcuno pagherà il conto di questo disastro e di queste sofferenze? Bisogna cambiare… e in fretta”.

Certo, le promesse fatte a cuor leggero dall’allora presidente del Consiglio crearono aspettative e illusioni; ma poi i fatti si sono rivelati molto più complessi. E ora spetta a Gentiloni e ai ministri Padona e Calenda porvi rimedio.

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