Il Papa casca su una domanda-trabocchetto fattagli per denigrare il sindaco Marino

PapaFrancesco_sindacoMarino_adn--400x300di Romano Lusi/

Anche un Papa può scivolare su una domanda che gli viene rivolta in aereo al decimo giorno di un viaggio da un continente all’altro. E Papa Francesco ci è cascato quando una giornalista  (ben sapendo che la risposta non poteva che essere negativa perché fondata su una premessa inconsistente) gli ha chiesto se avesse invitato lui il sindaco di Roma Ignazio Marino alla manifestazione  di Filadelfia. “Non ho mai invitato Marino e non mi risulta che lo abbiano invitato gli organizzatori americani”.

Un Papa non mente mai (o quasi) e infatti Francesco non ha mentito. Ma il piccolo particolare è che Marino non ha mai detto di essere andato negli Stati Uniti su invito del Pontefice: aveva chiaramente e ripetutamente precisato – a chi gli contestava il nuovo viaggio negli Usa a breve distanza dal suo ritorno dalla vacanza in quel paese – che era stato invitato dal sindaco di quella città, Nutter, e dal vescovo quando entrambi nel mese di giugno erano venuti a Roma. Aveva anche precisato che il viaggio gli era stato offerto a spese del municipio di Filadelfia.

Perché, dunque, quella domanda rivolta al Papa sull’aereo, sapendo di che la risposta non poteva essere diversa da quella che il Papa ha dato? “Sono stufo di queste polemiche che vengono create ad arte per danneggiare l’immagine di Roma. Sono anche dispiaciuto – ha commentato Marino, dopo il polverone che è stato sollevato squallidamente dagli avversari politici sulle parole di papa Francesco – che qualcuno abbia addirittura disturbato il Santo Padre per questi motivi. Io sono stato invitato dal sindaco di Filadelfia e dal vescovo a giugno. Vennero a chiederci la nostra esperienza nell’organizzazione dei grandi eventi. E anche ieri sera il sindaco Nutter ha ringraziato la città di Roma”.

Ma ormai il tiro al Marino è diventato a Roma uno “sport” al quale partecipano, oltre i soliti politici (che gli danno la colpa e ne chiedono le dimissioni anche quando un bus dell’Atac fora una gomma), diversi giornalisti di second’ordine in cerca di visibilità a tutti i costi.

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