Il Papa alle prese con gli scandali del Vaticano e con i cardinali che si arricchiscono

papa_cardinali_vescovi-586x389Redazione – Rischia di impallidire la corruzione di Mafia Capitale di fronte agli scandali della Città del Vaticano. E viene da ridere pensando al Papa che sull’aereo di ritorno da Cuba e dagli Stati Uniti sbraitava per dire di non aver invitato lui il sindaco Marino alla tappa di Filadelfia, mentre sotto la cupola di San Pietro gli scandali della finanza vaticana coinvolgevano alti prelati e cardinali. Oggi Francesco è costretto a dire che “nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. È triste dirlo, no?”.  Dopo lo scandalo Vatileaks 2 (cui sono dedicati i due libri andati esauriti appena andati in libreria, “Via Crucis” di Nuzzi e “Avarizia” di Fittipaldi) arriva il monito di Papa Francesco: Vescovi e sacerdoti vincano la tentazione di una “doppia vita”,  la Chiesa è chiamata a servire, non a diventare “affarista”. “Quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte” non è “al servizio, bensì si serve degli altri”, ha aggiunto il Papa invocando il Signore, che ci dia “quel punto d’onore di andare sempre avanti, rinunciando alle proprie comodità tante volte e ci salvi dalle tentazioni”. Il pensiero va a quei cardinali che alloggiano in sontuose residenze mentre predicano l’accoglienza dei migranti (da parte dei poveri fedeli).

Di corruzione e tentazione il Pontefice ha parlato anche in un’intervista al giornale di strada olandese Straatnieuws. “Se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone: questo non si può fare”. Mette in guardia dalla “tentazione della corruzione” che c’è sempre nella vita pubblica, “sia politica, sia religiosa”.

Papa Francesco afferma che con i governi “si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Per esempio: noi gestiamo questo palazzo, ma i conti sono tutti controllati, per evitare la corruzione. Perché – afferma – c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica”. Il Pontefice racconta di aver parlato tempo fa di questo con un ministro dell’Argentina, un “uomo onesto. Uno che ha lasciato l’incarico perché non poteva andare d’accordo con alcune cose un po’oscure. Gli ho fatto la domanda: ‘Quando voi inviate aiuti, siano pasti, siano vestiti, siano soldi, ai poveri e agli indigenti: di quello che inviate, quanto arriva là, sia in denaro sia in spesa?’. Mi ha detto: ‘Il 35 per cento’. Significa che il 65 per cento si perde. È la corruzione: un pezzo per me, un altro pezzo per me”.

Il Pontefice richiama all’essenzialità e sui beni della Chiesa dice che servono per mantenere “le strutture” della Chiesa stessa, ma anche che per “tante opere che si fanno nei Paesi bisognosi: ospedali, scuole”; anche le opere artistiche come la Pietà di Michelangelo non possono essere vendute perché sono “tesori dell’umanità”. E “questo vale per tutti i tesori della Chiesa. Ma abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date”.

1 Commento

  1. Emm… Da una parte ci sono aerei privati, ville, autostrade…
    Dall’altra abbiamo un leader che vive in un appartamento di 50 metri quadri e (giustamente) si indigna per chi ne ha 400mq

    No, mafia capitale è superiore di molti ordini di grandezza.

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