I tempi assurdi della giustizia italiana

Il processo per la strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984 nell’aula bunker di Firenze, dove il pentito Giovanni Brusca testimoniò in videoconferenza. Foto Ansa di Maurizio Degl’Innocenti  (13 gennaio 2015)

di ENNIO SIMEONEIl ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto una dettagliata relazione sul rinvio a data da destinarsi del procedimento già previsto sul calendario d’udienza relativo al processo sulla strage del rapido 904, avvenuta  sulla linea Firenze-Bologna alla vigilia di Natale del 1984 , cioè 33 anni fa! La notizia starebbe bene in un album di barzellette se non riguardasse un  tragico, sanguinoso episodio del terrorismo italiano (in un intreccio di mafia ed eversione) degli anni di piombo. Illumina a sufficienza il malfunzionamento della giustizia nel nostro paese, ma anche l’inefficienza della politica legiferante, che fa della “patria del diritto” un paese di Pulcinella. Infatti la necessità di ricominciare da capo il processo d’appello a Firenze per quella strage – che vede come unico imputato Totò Riina –  è determinata dall’imminente pensionamento del presidente della corte Salvatore Giardina, previsto per i primi di ottobre.

Secondo quanto spiegato dalla Corte, il rinvio a data da destinarsi è stato disposto in virtù delle recenti modifiche – che portano proprio la firma del ministro Orlando – apportate all’articolo 603 del codice di procedura penale, che impongono al giudice, nel caso di appello del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento, di disporre la riapertura completa dell’istruttoria. Dunque il ministro la richiesta dovrebbe rivolgerla a se stesso.

Sarà necessario risentire tutti i testimoni ascoltati in primo grado, oltre alle nuove testimonianze di sei boss che era stato deciso di interrogare in appello. Totò Riina in questo processo era stato assolto in primo grado, sentenza avverso la quale la pm Angela Pietroiusti aveva deciso di ricorrere in appello.

Arriverà mai la sentenza? Avranno mai giustizia le 16 vittime di quella strage? Arriverà mai la risposta del ministro… a se stesso?

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LA DELUSIONE DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME.

Rosaria Manzo, presidente dell’Associazione strage treno 904, intervistata da Radio Cusano Campus, ha commentato:

«E’ stata una doccia fredda per noi, non ci aspettavamo assolutamente un rinvio a data da destinarsi. Eravamo convinti di chiudere questa pagina dolorosa per noi e per tutta Italia. Siamo sconcertati, stupiti e sconvolti. Non è bello sentirsi dire dopo 33 anni: “Avete aspettato tanto, ormai un mese più o un mese meno che vi cambia?…”. Ce l’hanno detto durante l’udienza. Ricominciare da capo è veramente una cosa avvilente. Il problema è stata la nuova riforma Orlando, con il cambiamento nell’articolo 603 del codice penale. Si è creato un problema tecnico che per noi diventa una questione personale, perchè per i familiari delle vittime aspettare così tanto tempo non è facile. E’ come un prolungarsi del dolore. I nostri cari non ci saranno restituiti, ma questo rimandare continuamente non fa che procurare ulteriore dolore».

«Dal punto di vista processuale fino a questo momento si è capito che è una strage di mafia –dice ancora Rosaria Manzo-. Gli unici due ergastoli sono stati dati a due mafiosi, di cui uno era il cassiere della mafia. Come è possibile che Totò Riina, unico imputato ad oggi, non sapesse nulla della strage? Una strage di civili non la fanno due persone; dietro ci deve essere per forza un disegno più ampio. Al nome di Riina si è arrivati dopo tanti anni, in tutti questi anni si doveva fare di più invece la strage era sempre stata messa da parte. Su questo c’è da porsi degli interrogativi. Rispetto ad altre stragi nella storia d’Italia questa è una di quelle di cui si parla meno, sicuramente perchè mancano dei tasselli e la posta in gioco è alta. Questo rende comodo accantonare questa vicenda».

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