Gli iscritti al M5s hanno risposto al quesito se i loro senatori dovranno dire sì o no al processo per Salvini: il 59% ha votato per il no. Reazioni

Gli iscritti del M5S sono stati chiamati a votare on line oggi dalle 10 alle 19, con proroga alle 21,30, sul comportamento che i membri pentastellati della commissione per l’autorizzazione a procedere  del Senato dovranno adottare di fronte al quesito se il ministro Salvini deve deve essere giudicato dal Tribunale dei ministri per il divieto opposto per diversi giorni, nell’agosto dello scorso anno, di far sbarcare dalla nave “Diciotti”  i 177 migranti  che aveva raccolto in mare davanti alle coste della Libia.

IL RISULTATO. I votanti sono stati 52.417:  in 30.948, pari al  il 59,05% , hanno votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini; in 21.469 (pari al 40,95%) hanno votato per la concessione dell’autorizzazione a procedere. “Dunque la maggioranza dei votanti ha deciso che il fatto è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato, quindi deve essere negata l’autorizzazione a procedere”, si legge sul blog delle Stelle a conclusione della votazione .

“Far votare i cittadini fa parte del nostro Dna, lo abbiamo sempre fatto come accaduto per il contratto di Governo. L’altissimo numero di votanti dimostra anche questa volta che Rousseau funziona e si conferma il nostro strumento di partecipazione diretta”: così in un post su facebook Luigi Di Maio ha commentato il voto. “Con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare”, aggiunge. “Sono orgoglioso di far parte dell’unica forza politica che interpella i propri iscritti, chiamandoli ad esprimersi. Presto ci saranno votazioni anche sulla nuova organizzazione del MoVimento 5 Stelle” conclude Di Maio.

Questo il commento di Salvini: “Li ringrazio per la fiducia, ma non è che sono qui a stappare spumante o sarei depresso se avessero votato al contrario. Sarei stato disponibile ad affrontare anche qualsiasi altro voto, non ho problemi. Se uno ha la coscienza a posto come ce l’ho io non vive con l’ansia”. “Per me il Governo non era e non è in discussione: il processo, il voto in Abruzzo, il voto in Sardegna, i sondaggi…. il Governo va avanti, punto”, ha detto ancora Salvini.

Di tutt’altro tenore i commenti, velenosi, dell’opposizione: sia quello di Berlusconi (i cui senatori voteranno… anche loro per il no), sia quello del Pd (che voterà… per il sì). Dice Berlusconi: “I parlamentari M5S se la sono cavata, non è colpa loro la decisione, possono continuare a stare a braccetto con la Lega”.

Ancor più aspre le reazioni dei vari esponenti del Pd, che per tutta la giornata hanno “fatto il tifo” per questa soluzione, avendo come unico obiettivo della loro campagna politica – fin dal 4 marzo del 2018, dopo la sconfitta elettorale – la “guerra” al M5s, dopo aver eseguito la scelta di Renzi di rifiutare la proposta di dialogo offerta loro da Di Maio che ebbe come conseguenza l’inevitabile alleanza del movimento grillino con la Lega. E Renzi si compiace, anche perché questa vicenda può far passare in secondo piano quella giudiziaria che riguarda i suoi genitori.

Però dal blog delle stelle si fa notare che in questo caso non si tratta del solito voto sull’immunità parlamentare per reti comuni– che i grillini hanno sempre considerato un “privilegio della casta” e perciò sempre vituperato – bensì del caso di un ministro “che ha agito nell’esercizio delle sue funzioni”, addirittura con l’avallo dell’intero governo, come hanno ribadito in una dichiarazione trasmessa al Tribunale dei ministri sottoscritta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dal vice presidente e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Toninelli.

Infatti il quesito sottoposto al parere degli iscritti al M5s era così formulato:  “Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari Paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato? – Se si risponde, si nega l’autorizzazione a procedere – Se si risponde No, si concede l’autorizzazione a procedere“.

Un questa formulazione, indubbiamente ma forse inevitabilmente tortuosa, aveva ironizzato persino Beppe Grillo in un tweet: “Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!“. Grillo citava il celebre paradosso del romanzo Comma 22 (dove la facoltà di scegliere è solo apparente) e la sindrome che indica, in una persona, il disprezzo per chi è considerato avere un maggior successo.

Perciò sul blog delle stelle il quesito era accompagnato dalle seguenti  considerazioni: “Questo non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari,  di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare. Questo è un caso diverso – si spiega – stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale”.

E si precisava ancora: Nessun allarmismo. La questione è semplice. La risposta chiesta agli iscritti per il voto è uguale a quella che sarà chiesta martedì ai senatori della Giunta. Cioè se in quel caso si sia agito o meno “per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo. Proprio questa complessa articolazione dimostra che non stiamo parlando dell’immunità di un politico“.

A sua volta Salvini aveva detto:Siamo in due al governo, da solo non sarei riuscito a fare nulla. I Cinquestelle sono compagni di viaggio rispettosi e leali. Di Maio è una persona corretta, provano a farci litigare tutti i giorni, ma non ci riescono”. E aggiunge: «C’è chi dice: “adesso la Lega è il primo partito, se fai saltare tutto chissà quanti parlamentari in più avrai”. Io rispondo che ho dato la mia parola e la mia parola vale più dei sondaggi, anche se abbiamo idee di futuro e di sviluppo diverse. Io non cambio idea».

Ma c’è nel M5s chi contesta proprio lo strumento della consultazione sul web, come la senatrice Elena Fattori. «Voterò sì. Nel nostro programma è prevista l’abolizione di ogni tipo d’immunità per ministri e parlamentari. Non sono dissidente, sono coerente. Il nostro programma parla chiaro. Non sono stata eletta in base al contratto di governo. Io ho un vincolo rispetto al programma del Movimento e basta».

Comunque fossero andate le  cose, di nuovo Salvini aveva contestato che possa esserci un “baratto” tra Lega e M5s: «Non siamo – dice replicando a chi gli chiede di uno scambio con M5s sui temi caldi di queste settimane – al mercato del pesce. Io giocavo con le figurine dei calciatori quando andavo alle scuole elementari e ti davo quella di Baresi se mi davi in cambio quella di Collovati; adesso non è che io ti dia la Tav se tu mi dai un pezzo di autonomie regionali, però voti No al processo ma mi approvi la legittima difesa».

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