Helmut Schmidt il grande leader della socialdemocrazia europea

epa05019427 An archive picture made available on 10 November 2015 of then German Chancellor Helmut Schmidt giving a TV statement on the kidnapping of Hanns Martin Schleyer, in Bonn, Germany, 05 September 1977. The chancellor refused to give in to RAF demands to free imprisoned terrorists in return for the life of the kidnapped president of the employers' association, Hanns-Martin Schleyer who was murderer on 18 October 1977 as a result. According to German news agency dpa citing his personal physician, former German chancellor Helmut Schmidt has died on 10 November 2015 at the age of 96 in Hamburg. Schmidt led West Germany from 1974 to 1982 and is best known for his fight against domestic terrorism and as one of the architects of the euro currency. Described by some as Germany's 'most prominent chain smoker,' Schmidt has repeatedly suffered from health problems and was on his fifth pacemaker. EPA/HEINRICH SANDEN

“Adesso ci tocca crescere”. Era davvero difficile commemorare uno come lui, e si sono sforzati tutti, ma alla fine è questa la formula che forse coglie al meglio il vuoto lasciato da Helmut Schmidt, morto ad Amburgo all’età di 96 anni. Sono le parole usate da un interlocutore privilegiato, il direttore di Die Zeit Giovanni di Lorenzo. Uno di quelli che con l’ex cancelliere socialdemocratico hanno avuto un dialogo costante, fino alla fine.
Tutti coloro che hanno manifestato pubblicamente cordoglio hanno detto la stessa cosa. Che si spegne la voce di una “istanza morale” del Paese, di un “mentore assoluto dei tedeschi”, di un “cancelliere illuminato” che ha plasmato la socialdemocrazia europea, che la Germania resta orfana di uno dei suoi padri. Schmidt rimarrà nei libri di storia come il cancelliere che in piena guerra fredda guidò la Germania contrastando l’emergenza terrorismo e la crisi economica, contribuendo a formarne la consapevolezza europea e spingendo sul motore dell’amicizia franco-tedesca.

La sua azione fu incisiva anche nel quadro internazionale, diviso nei due blocchi: fu lui a rivendicare la cosiddetta “doppia decisione” della Nato nel 1979, con l’installazione di missili a medio raggio in Europa contro la minaccia di quelli sovietici. Lo stesso uomo che, fino a qualche mese fa, ha messo in guardia il suo popolo, respingendo l’idea di una Germania come “grande potenza”, avvertendo degli obblighi di “buon vicinato”, fino a puntare l’indice in aria: “Mai dovrà accedere che per colpa dei tedeschi crolli il grande progetto europeo”. La voce che ha mostrato comprensione per Vladimir Putin, criticando Angela Merkel per essersi esposta troppo con Israele nel definirla “regione di Stato”. L’uomo che ha detto a chiare lettere: “Il mondo, nemmeno la Germania lo fa, non dimentica Auschwitz“.
E si sente un’emozione autentica, oggi, in ciascun ricordo e di fronte a tutto questo. Perché Schmidt, galantuomo anseatico, noto per il suo carattere forte e leale, la sua “boccaccia” libera e diretta, il suo senso del dovere, del padre della patria aveva anche il tratto benevolo, soprattutto negli ultimi tempi. Quando è nata l’icona Helmut Schmidt, dopo il cancellierato, nella sua seconda vita. Quella dello scrittore, del pensatore, di un protagonista amatissimo del dibattito pubblico tedesco.

Le sue condizioni si erano aggravate nel weekend, non riusciva più a parlare. Il suo medico curante aveva avvertito di tenersi pronti a tutto. A settembre l’operazione per un trombo alla gamba aveva messo a dura prova il suo corpo, ed era stato lui a imporsi per lasciare l’ospedale. Dove nelle ultime ore di vita la figlia Susanna, rientrata da Londra, e la compagna, non avevano voluto farlo tornare.
“Il Paese si ferma”, ha detto per tutti il ministro degli Esteri socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier: “Helmut Schmidt non era solo il cancelliere ma il mentore dei tedeschi”.
E anche il ricordo di Angela Merkel, comparsa davanti alla stampa per uno statement, è stato porto in un messaggio caloroso, nella memoria dell’alluvione di Amburgo. Uno di quei fatti di cronaca (nel 1962) destinati a scomparire nella storia ma rimasto vivido nella memoria dei concittadini: “Ricordo bene da ragazzina, quando con i miei ascoltavano le notizie da Amburgo con preoccupazione per i nonni che vivevano lì. E con fiducia in Helmut Schmidt. È questo il mio primo forte personale ricordo di lui”. Lo ha definito “istituzione politica” e “istanza morale” del Paese, ammettendo di apprezzarne personalmente i consigli. Anche l’Europa lo piange. Giorgio Napolitano e Romano Prodi ricordano “il cancelliere illuminato della Germania”. “Con la morte di Helmut Schmidt – scrive il presidente della Bce Mario Draghi – l’Europa perde uno dei suoi grandi leader”. (servizio Ansa)

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