Giulio Regeni ucciso dalle sevizie di professionisti della tortura

Un delitto maturato nel quadro delle attività di ricerca culturale in Egitto ed eseguito da professionisti della tortura e delle sevizie: questa l’unica certezza della Procura di Roma, che indaga sull’omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il 25 gennaio e i primi giorni di febbraio. Non, quindi, un fatto di sangue legato a un crimine della malavita per droga (dall’autopsia non é emersa alcuna traccia di sostanze stupefacenti),  o per rapina o per motivi passionali. Giulio Regeni, hanno accertato gli inquirenti di piazzale Clodio, conduceva una vita ritirata, era molto legato alla fidanzata e non consumava droga.

Giulio Regeni 2Dall’esame del computer di Regeni, e anche dal resto dell’attività istruttoria, non emergono neppure legami di Giulio Regeni con servizi segreti. L’inchiesta, secondo qunato si è appreso, avrebbe inoltre evidenziato che Regeni non aveva avuto contatti con persone equivoche e tantomeno che i dati raccolti nell’ambito delle sue ricerche siano usciti fuori dall’ambito universitario. I pm romani che indagano sulla morte del ricercatore hanno anche avanzato una richiesta alle società che gestiscono i maggiori social network per ottenere le password utilizzate da Regeni in modo da poter ricostruire gli spostamenti effettuati dal ricercatore con la geolocalizzazione. Secondo quanto si apprende, inoltre, non risultano schedature fatte in Egitto, anche se l’episodio di una foto scattata da uno sconosciuto durante l’assemblea di un sindacato indipendente aveva turbato il ricercatore universitario.

Qualche elemento in più potrebbe arrivare al pm Sergio Colaiocco la prossima settima quando il medico legale Vittorio Fineschi depositerà i risultati definitivi dell’autopsia.

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