FORMULA 1, ABU DHABI/ Rosberg sceicco: il tedesco della Mercedes si laurea campione del mondo negli Emirati Arabi. Lewis Hamilton vince la gara ma non basta. Terzo Vettel. Cala il sipario su un Mondiale noioso e praticamente senza Ferrari

rosbergdi FABIO CAMILLACCI/ Una volta il Mondiale di Formula 1 si concludeva in Brasile, spesso sotto la pioggia monsonica brasiliana. Adesso, i giochi del “Grande Circus” finiscono nel deserto, di notte: ad Abu Dhabi, cioè lì dove ci sono i soldi freschi, lì dove ci sono i petrodollari, soldi di cui, in tempi di crisi economica, ha tanto bisogno anche il dorato mondo dei motori. Adesso accade pure che siano i piloti stessi a pagare i team per poter correre in Formula 1. Nelle scuderie minori è in gran parte così. In tutto questo, la Formula 1 ha sempre meno fascino, è sempre più scontata: dominio Mercedes assoluto e le altre a fasi alterne ma staccate anni luce dalla Casa di Stoccarda. La Ferrari è praticamente sparita dalla casella vittorie di Gran Premi: quest’anno la Rossa di Marchionne non è stata capace di vincere nemmeno un GP, incredibile (nella foto a sinistra, Getty-Gazzetta dello Sport: Vettel festeggia con Rosberg sul podio di Abu Dhabi).

La Stella brilla, Red Bull si mette le ali, il Cavallino piange. La Mercedes rispetto a Maranello è su un altro pianeta, ma, anche la Red Bull è superiore al Cavallino Rampante, senza dimenticare la crescita di altri team, foraggiati da nuovi investimenti. Un applauso meritano Ricciardo e soprattutto Verstappen della Red Bull. In particolare, il l’olandesino è stata l’autentica rivelazione del Mondiale 2016; figlio d’arte come Rosberg, anche se il padre era stato soprannominato “Versbatten” per la sua predisposizione agli incidenti. Tornando alla Rossa, il terzo posto di Vettel di oggi è solo un brodino. Francamente è avvilente questo Mondiale di F1 senza una Ferrari competitiva. E’ noioso perchè vincono sempre gli stessi: i piloti Mercedes. Complimenti a Rosberg neo campione del mondo, primo trionfo iridato per il driver tedesco figlio d’arte. Un bravo al campione uscente, il compagno di squadra di Nico, ovvero il britannico Lewis Hamilton: ad Abu Dhabi era chiamato a vincere per sperare e ha vinto. Non è bastato, perchè Rosberg si è preso la piazza d’onore strappandogli il titolo piloti, gli sarebbe bastato finire terzo (nella foto Getty-Gazzetta.it in home page: il momento in cui Lewi Hamilton taglia il traguardo, alle sue spalle Rosberg).

Gioia Rosberg. Nico col trionfo odierno corona il sogno della sua vita, eguagliato suo padre Keke, che nel 1982 vinse il Mondiale con la Williams. Dopo Damon Hill figlio di Graham, dunque, la Formula 1 ha da oggi un secondo figlio d’arte iridato come il padre. Un titolo meritato? Sicuramente sì. Hamilton, che oggi ha dominato e conquistato il decimo successo stagionale davanti al compagno di squadra e a Sebastian Vettel, penserà sempre di essere il più forte, di aver perso questo campionato solo per i guai di affidabilità patiti durante l’anno. Ma Rosberg, a 31 anni, è stato perfetto dal primo all’ultimo GP, è sempre andato a punti tranne che in Spagna, quando Hamilton lo ha eliminato dopo poche curve, ha vinto 9 corse, sfruttato ogni errore del compagno e raggiunto l’obiettivo con umiltà e impegno. Oggi ha anche corso un rischio forse evitabile attaccando la Red Bull di Verstappen, quando avrebbe potuto aspettare il pit stop. Un segnale di forza, niente avrebbe potuto rovinare il suo momento magico. Curiosità: Nico Rosberg è il primo tedesco a vincere il Mondiale su una vettura tedesca.

Capitolo Ferrari, un capitolo di mestizia. La Ferrari come detto archivia la stagione senza vittorie e guarda a un 2017 in cui spera che il grande cambio regolamentare, l’ennesimo, possa un po’ sparigliare le carte. L’obiettivo di oggi era stare davanti alle Red Bull: obiettivo raggiunto grazie a una splendida prova di Sebastian Vettel. Uno zuccherino finale per Maranello che però non toglie l’amaro in bocca: dopo le tre vittorie del 2015 non era certo questo il risultato in preventivo. L’impegno non è mancato e il cambio di direzione tecnica in corsa ha aggravato il quadro. Ma in F1 non bisogna mai farsi trovare spiazzati, al Cavallino urgono evidentemente rimedi efficaci e più concretezza. L’ennesimo rimescolamento regolamentare potrebbe non bastare. Un rimescolamento regolamentare che comunque conferma quanto scritto in apertura: ormai non sanno più che inventarsi per rendere interessante il campionato del mondo di Formula 1, sempre più “Formula noia”.

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