ELEZIONI SHOCK/ Renzi annuncia le dimissioni, ma con effetto ritardato, e promette il passaggio del Pd all’opposizione. Debora Serracchiani se ne va davvero, Calenda entra

Matteo Renzi ha annunciato le proprie (doverose) dimissioni da segretario del Pd dopo la catastrofica sconfitta nelle elezioni di ieri, che hanno segnato una perdita di voti ben superiore alle aspettative dell’ex partito di sinistra, trasformato in questi anni  nel PdR (il “Partito di Renzi”). E il neo senatore toscano lo ha fatto con il suo stile, arrogante e provocatorio: ha detto che chiede la convocazione di un nuovo ma non immediato  congresso che dovrà scegliere il suo sostituto.  Il vicesegretario Pd, Martina, annuncia di aver concordato con Renzi che farà lui la relazione introduttiva alla direzione del partito lunedì.”Ci sono le condizioni per rilanciare il lavoro unitario”.

Chi si dimette davvero, invece, dalla segreteria nazionale del Pd è Debora Serracchiani: “Alla luce del risultato delle elezioni, per senso di responsabilità nei confronti di tutta la comunità del partito, ho deciso di dimettermi dalla Segreteria nazionale del Pd”. La  presidente del Friuli Venezia Giulia spiega: “Oggi farò pervenire al segretario nazionale la lettera formale con cui comunico un atto che ritengo doveroso e improrogabile”.

Chi va e chi viene. Intanto il ministro Carlo Calenda proclama: “Non bisogna fare un altro partito, ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado a iscrivere al Pd”.  “Abbiamo dato la sensazione di essere un partito di élite. E’ anche effetto del nostro comunicare ottimistico/semplicistico. Tornare a capire le paure,non esorcizzarle”,twitta. Reazioni entusiastiche: “Grazie Carlo” twitta il premier Gentiloni. E Martina:”Preparo Comitato d’Accoglienza!”.

Proseguono intanto negli uffici elettorali i conteggi per definire numeri e nomi del nuovo parlamento. Comunque i dati di fondo sono ormai chiari. Il Movimento 5 stelle vola oltre il 30% e diventa nettamente il primo partito; la coalizione di centrodestra diventa il primo gruppo parlamentare sia alla Camera che al Senato, ma con la Lega che sorpassa nettamente  Forza Italia e in percentuale raggiunge quasi il Pd, che subisce un tracollo perdendo la metà dei voti che aveva ottenuto nel 2014 alle Europee e due selle tre liste alleate non arrivano neppure all’1 per cento mentre quella capeggiata da Emma Bonino non arriva al 3%.  Modesto purtroppo il risultato conseguito da «Liberi e Uguali» (di poco superiore al 3%), cui è stato rosicchiato un certo numero di voti da «Potere al popolo». Irrilevanti le altre liste.

Questo in sintesi il risultato delle elezioni: un risultato che va oltre i sondaggi della vigilia e cambia radicalmente il quadro politico italiano, oltre che la composizione della Camera e del Senato, che nelle prossime ore verrà definito dopo che sarà completato lo spoglio, lento, difficile e complicato nei 61mila seggi, in alcuni dei quali si sono avuti ritardi a causa anche della macchinosità della legge «Rosatellum bis» imposta dal Pd. Pensate che fino al mezzogiorno di oggi non si riusciva ancora a chiudere il conteggio per  ciò che è accaduto a Marino (Roma), dove uno degli scrutatori si è sentito male ed il presidente ha chiuso il seggio ed è andato via senza comunicare nemmeno il numero dei votanti. La prefettura di Roma è intervenuta sul Comune sollecitandolo a ricostituire il seggio, cosa che è avvenuta solo dopo molte insistenze. Ciò ha bloccato a lungo il riparto dei seggi nel plurinominale a livello nazionale.

Comunque stasera  possiamo dare le percentuali dei voti riportati dalle liste in campo, ma non ancora, con certezza,  numeri e nomi degli eletti nelle due Camere.

CAMERA: M5S 32,64%, PD 18,71%, LEGA 17,40%, FORZA ITALIA 14,03%, FRATELLI D’ITALIA 4,35%, LIBERI E UGUALI 3,37%, + EUROPA 2,6%, NOI CON L’ITALIA 1,3%, POTERE AL POPOLO 1,1%, CASAPOUND 0,9%.

SENATO: M5S 32,18%, PD 19,13%, LEGA 17,64%, FORZA ITALIA 14,44%, FRATELLI D’ITALIA 4,26%, LIBERI E UGUALI 3,27%, +EUROPA 2,4%,  NOI CON L’ITALIA 2,2%, POTERE AL POPOLO 1,0%, CASAPOUND 0,9%

L’ASSEGNAZIONE DEI SEGGI è ancora in corso, poi seguiranno le rinunce di coloro che sono stati candidati ed eletti  in più di un collegio e i relativi subentri: saranno necessari alcuni giorni, quindi, per avere la composizione completa di Camera e Senato e trarne le conseguenze. Tutto dovrà accadere entro il 23 marzo, giorno fissato per la prima convocazione delle Camere, che dovranno procedere alla elezione dei presidenti e degli uffici di presidenza, cosa che richiederà necessariamente accordi tra i partiti.

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