ELEZIONI IN SICILIA. Presidente Musumeci con maggioranza di centrodestra, il M5s primo partito, ennesima cocente sconfitta del Pd, seguita da polemiche

Pochi minuti prima della scadenza dei termini (mezzanotte di lunedì 6 novembre) è stato completato lo spoglio nei 5300 seggi della Sicilia dove si è votato per il rinnovo dell’Assemblea regionale. Si può dunque affermare che il candidato del centrodestra, Nello Musumeci, ha vinto sfiorando il 40 per cento.

  Quando erano state scrutinate 5.238 sezioni su 5.300, Musumeci era al 39,98% mentre il grillino Giancarlo Cancelleri è al 34,57%. Fabrizio Micari (centrosinistra) è al 18,61%, Claudio Fava (sinistra) al 6,11% e Roberto La Rosa (Siciliani liberi) 0,70%.

Per quanto riguarda la graduatoria dei partiti, quando lo spoglio era stato completato in 4.797 sezioni su 5.300, la coalizione vincitrice vede Forza Italia al 16,4%, i Popolari e autonomisti al 7,2%, l’Udc al 7,1%, Diventerà bellissima al 6,1% e Lega-FdI al 5,5%. Ma è M5S è il primo partito con il 26,7%. Nel centrosinistra, il Pd ha il 12,9%, Pdr-Sicilia futura-Psi il 6,7% mentre sotto lo sbarramento del 5% arrivano Alternativa popolare con il 4,1% e Arcipelago Sicilia-Micari presidente con il 2,1%. La lista a sostegno di Fava ha il 5,3% e quella di La Rosa lo 0,7%.    Tiene l’affluenza, ma ha votato meno della metà degli elettori Affluenza definitiva in leggero calo: il dato è del 46,76%, rispetto al 47,41% registrato nel 2012.

Silvio Berlusconi, commentando l’esito del voto, ha affermato che  il centrodestra è l’unica alternativa al ribellismo e che “la stessa sfida riguarderà nei prossimi mesi l’Italia intera”. Matteo Salvini è soddisfatto perché “i nostri voti determinanti per l’elezione di Nello Musumeci”. Per Giorgia Meloni la vittoria di Nello Musumeci significa che vince la Sicilia che vuole ricostruire e non chi la vuole distruggere.

Luigi Di Maio si dice soddisfatto, convinto che “dalla Sicilia parte un’onda che tra 4 mesi può portare il M5s al 40% al livello nazionale”.  Il dirigente del Pd Davide Faraone insiste invece su una valutazione di comodo:  “Non do al dato siciliano un significato che riguarda partite nazionali. Le partite nazionali si giocheranno alle politiche e in passato si è visto che fra i risultati delle Regionali e le Politiche ci sono state differenze enormi”. Poi l’assurdo attacco al presidente del senato Pietro Grasso, che   Faraone accusa di mancanza di coraggio per aver rifiutato la candidatura nel Pd. Il portavoce di Grasso replica: “Non si può certamente addebitare a Grasso il fatto che, al di là dell’ardita ipotesi di far dimettere la seconda carica dello Stato per competere all’elezione del Governatore della Sicilia, per lunghe settimane non si sia delineato alcun piano alternativo”. Poi, l’affondo: “Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Pd in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle Istituzioni”.  Il capogruppo Pd alla Camera, Rosato, mette una pezza:”sbagliato coinvolgere Grasso”.

Anche le formazioni di sinistra – nate dalla fuoriuscita dal Pd – commentano negativamente il risultato portato a casa dal maggiore partito di governo. “In Sicilia un’altra grave sconfitta per il Pd, come accade regolarmente ormai dal 2015 in tutta Italia. Stupefacente che perdono loro e bastonano noi e Grasso”, sottolinea su Fb il presidente della Regione Toscana, fondatore di Articolo Uno-Mdp, Enrico Rossi. Ma Fabrizio Micari insiste:  “Quello del Mdp è un dato modesto: ha fatto una battaglia esclusivamente contro noi e contro Renzi. Una battaglia romana voluta dagli esponenti romani di Mdp per contarsi – ma si sono contati poco, visti i numeri – in vista delle elezioni nazionali. Il risultato è che hanno fermato noi, hanno consegnato questo elemento di divisione e soprattutto hanno consegnato la Sicilia alla destra: bravi! Complimenti!”. Analisi completamente sbagliata, come dimostrano i numeri. Ma il presidente fantoccio del Pd, Orfini, non esita ad associarsi.

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