E’ MORTO UMBERTO VERONESI, UNA VITA DEDICATA ALLA LOTTA CONTRO IL CANCRO

Veronesi UmbertoLutto della medicina, della scienza, della cultura: è morto Umberto Veronesi. L’oncologo è deceduto nella sua casa a Milano. Avrebbe compiuto 91 anni il 28 novembre. Da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano progressivamente aggravate. Era circondato dai familiari, la moglie e i figli. Ha dedicato la sua vita alla lotta ai tumori. E’ stato fondatore e presidente della Fondazione per la ricerca sul cancro che porta il suo nome, ministro della Sanità nel secondo governo Amato e senatore.

“Andate avanti, perché il mondo ha bisogno di scienza e ragione.” Queste le parole di Umberto Veronesi nell’ultimo periodo trascorso nella Fondazione che porta il suo nome. E’ la stessa Fondazione Veronesi a rendere note le sue parole.
Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha scritto in un tweet:
“Addio a Umberto Veronesi, grande scienziato, uomo di valore, che ha insegnato alle donne come vincere e difendersi dal cancro. Un abbraccio affettuoso ai suoi cari”.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo ha ricordato durante una manifestazione alla Spezia ed ha invitato la platea ad un applauso, sostenendo  che “era un testimone del sì”,  “ma, al di là di questo, è stato un grande uomo per la sanità”.
“Una grande perdita per tutta l’oncologia italiana”: così il presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica, Carmine Pinto, ricorda Umberto Veronesi. “E’ stato tra i padri fondatori dell’oncologia del nostro paese – sottolinea Pinto – con un impegno continuo per lo sviluppo della ricerca di base e clinica, per l’umanizzazione delle cure in oncologia e, in particolare, per lo sviluppo della chirurgia e delle terapie conservative del carcinoma della mammella”. Per il cancro alla mammella, prosegue il presidente Aiom, “è stato uno dei propulsori e innovatori riconosciuti a livello internazionale”. “Ne ricordiamo anche – conclude Pinto – l’impegno come ministro della Sanità, con un’importante azione intrapresa per razionalizzare le cure, in particolare quelle oncologiche, nel nostro Paese”.

Pier Giuseppe Torrani, Presidente dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) afferma: “Umberto Veronesi faceva parte di una generazione di medici che hanno fatto la storia della medicina in Italia e che sono cresciuti all’interno dell’Istituto Tumori di Milano, il primo luogo di cura che ha approcciato la malattia oncologica con l’occhio della modernità”.
“Tutti i malati oncologici, e AIRC in particolare, devono molto alla sua lungimiranza di medico e scienziato e alla sua instancabile tenacia nel perseguire l’obiettivo di terapie più umane, efficaci e accessibili a tutti”. A Veronesi, ricorda Torrani, “si deve la nascita della Giornata per la Ricerca sul Cancro nel 1998, una delle attività più qualificanti di AIRC, che ancora oggi ogni anno informa la cittadinanza sui risultati raggiunti per la cura del cancro e sull’importanza di sostenere il lavoro dei ricercatori. Gli appassionati interventi di Umberto Veronesi al Palazzo del Quirinale, davanti al Capo dello Stato e alla platea di rappresentanti delle istituzioni e del mondo della scienza, facevano breccia nei cuori delle persone e moltiplicavano l’impegno collettivo a sostegno della missione di AIRC”.
“Nel 2015, in occasione del Cinquantesimo di AIRC, Veronesi è stato insignito del Premio AIRC ‘Credere nella Ricerca’ per aver lanciato con Giuseppe Della Porta – conclude Torrani – una sfida storica a colleghi e cittadini in un’epoca in cui il cancro era un male innominabile per dare alla ricerca oncologica la visione e il sostegno necessari per rendere il cancro più curabile”.

L’attrice Monica Guerritore lo ricorda con queste parole: “Ha salvato, come me, milioni di donne, liberandole dalla paura”.  “Ha contribuito a cambiare la prospettiva della malattia, ha dato fiducia a milioni di donne che non hanno più avuto paura di controllarsi salvandosi così la vita”,  afferma ancora l’attrice, che si fece poi fotografare in una famosa campagna di Oliviero Toscani due anni dopo con un seno nudo per parlare di prevenzione. “Ricordo la mattina dell’operazione, il suo sorriso in sala operatoria e l’attenzione per ogni particolare.

Di sé Veronesi raccontava: “Quando ho incominciato a occuparmi di tumori non avevamo mezzi diagnostici, c’erano solo le nostre mani. Io ho le mani sensibilissime perché per almeno 30 anni dovevo fare diagnosi di tumore o non tumore solamente con la percezione delle mie dita. Poi arrivarono gli strumenti più evoluti, la mammografia, l’ecografia e quelle piccole percentuali di guarigione che avevamo allora balzarono in alto”.

E’ ciò che disse nell’ottobre del 2015, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), di cui è stato fondatore. In un video proiettato per l’occasione, Veronesi sottolineava come “in Italia intorno agli anni ’60 arrivò nell’Istituto dei Tumori un bravissimo ricercatore che veniva dall’America, Beppe Della Porta. Diventammo amici: aveva visto grandi organizzazioni per raccogliere aiuti dalla popolazione per curare il cancro”. “Mi sono accorto che in Italia – affermava Veronesi – non c’erano finanziamenti per la ricerca, né pubblici né privati e così andammo dal notaio e fondammo l’Airc, la creammo ufficialmente. Non avrei mai immaginato che avrebbe preso una posizione così dominante nel mondo della ricerca sui tumori. La bellezza di questa associazione – affermava – è stata quella di promuovere e finanziare la ricerca, ma anche di dare consapevolezza alle persone. Non e’ solo finanziamento per la ricerca, per questo penso che Airc abbia un grande futuro”.

Quindi, una finale professione di ottimismo: “Io sono ottimista sul futuro, i giovani ricercatori hanno uno spazio di ricerca gigantesco. Se potessi vivere a lungo avrei potuto vedere magari la vittoria totale sulla malattia. Quando mi dicono ‘sei un uomo di successo’, dico ‘no, sono un uomo di insuccesso’. Quello che dovevo raggiungere non è stato raggiunto. Ho fatto qualcosa, ho migliorato la condizione umana delle persone con tumore con qualche successo, senza la soluzione finale, che purtroppo non ho potuto vedere. Ma arriverà”.

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