DUE STRANE SENTENZE E UNA “PROVA REGINA”

ORA di puntadi Ennio Simeone –

Due strane sentenze (ma non è una novità ormai nelle cronache giudiziarie di questo paese) sono state emesse nello stesso giorno, una ad Asti un’altra a Roma. Due sentenze che – ci limitiamo a  questa semplice considerazione – inducono a nutrire dei dubbi sui diversi criteri che ispirano la nostra magistratura, sia quella inquirente che quella giudicante.

La prima. Ad Asti è stato condannato a 30 anni Michele Buoninconti perché ritenuto colpevole dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere della moglie, Elena Ceste. Il giudice Roberto Amerio ha accolto le tesi dell’accusa, che aveva chiesto il massimo della pena nel processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato. La donna, madre di 4 figli, era stata trovata senza vita nel rio Mersa, a Isola d’Asti, nell’ottobre 2014. Elena Ceste era scomparsa il 24 gennaio dello stesso anno. Ma – e qui l’aspetto sconcertante della sentenza – il giudice Amerio ha assegnato un risarcimento di 300mila euro a ciascuno dei 4 figli della coppia, di 180mila euro ai genitori e alla sorella, e di 50 mila euro persino al cognato. Come farà un uomo recluso per 30 anni a procurarsi il danaro per tali risarcimenti, che ammonterebbero complessivamente a 1 milione e 600mila euro?

La seconda sentenza. Uno sconto di 4 anni di carcere è stato riconosciuto in appello a Maurizio Falcioni, l’uomo accusato di avere massacrato di botte la fidanzata, Chiara Insidioso Monda, allora 19enne, uscita a Roma dal coma dopo 11 mesi. L’uomo – accusato di tentato omicidio e maltrattamenti – è stato condannato a 16 anni dalla prima corte d’Appello. In primo grado aveva avuto 20 anni. Comprensibile la reazione dei genitori della povera ragazza: Maurizio Insidioso, padre di Chiara,ha accusato un malore, dopo aver inveito contro i giudici; la moglie ha urlato in lacrime: “Vergognatevi, è una sentenza scandalosa”.

Il caso Bossetti. Nelle stesse ore è emersa, durante il processo per la uccisione della tredicenne Yara Gambirasio,  una clamorosa manomissione delle immagini affidate dai Ris dei carabinieri ai mass media e diffuse da tutte le televisioni con dovizia di commenti sull’acquisizione dei una “prova regina” della colpevolezza di Bossetti: quelle immagini “documentavano” il passaggio – per ben 5 volte nell’arco di un’ora – di un furgone simile a quello del muratore (in carcere da un anno con l’accusa di essere l’assassino della povera ragazzina di Brembate Sopra) sul luogo dove Yara sarebbe stata “rapita” due anni fa. Ebbene si è scoperto che delle 5 telecamere  installate sul luogo solo una e una sola volta aveva  registrato il passaggio di quel  furgone: le altre immagini – hanno ammesso candidamente gli esperti dell’Arma – errano state montate “per motivi di comunicazione”. Insomma era una patacca. Che però aveva autorizzato i vari criminologi da strapazzo che imperversano sui canali televisivi a decretare che era stata fornita la “prova regina” della colpevolezza di Bossetti.

Ogni  commento è superfluo. Solo una considerazione: tutti i canali televisivi che per due anni hanno ospitato quei criminologi da strapazzo avranno ora il coraggio e la correttezza di divulgare adeguatamente la vicenda?

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