DRAMMA INFINITO/ Prosegue il calvario dell’ex maratoneta Vincenza Sicari. Assotutela chiede chiarezza e una soluzione a breve all’Ospedale Sant’Andrea di Roma

di FABIO CAMILLACCI/ Mentre a Londra proseguono i Mondiali di atletica, torna al centro delle cronache la vicenda di Vincenza Sicari, 38enne ex maratoneta (partecipò alle Olimpiadi di Pechino 2008), da tre anni paralizzata dal tronco in giù per una sospetta malattia degenerativa neuromuscolare. Nel maggio scorso a tal proposito i medici misero nero su bianco quanto segue: “L’obbiettività neurologica risulta incongrua con i sintomi. Le numerose indagini eseguite non hanno evidenziato alterazioni che abbiano una nota relazione causale con i sintomi presentati”. Insomma, secondo i camici bianchi dell’ospedale Sant’Andrea di Roma (foto a sinistra), dove la Sicari è ricoverata, il problema neurologico non esiste. Ma allora cosa sta facendo soffrire da tempo la Sicari? Finora, nessuna diagnosi. Alla luce di tutto questo, sempre nel maggio scorso, la direzione dello stesso Ospedale Sant’Andrea aveva presentato una lettera di dimissioni a Vincenza Sicari: deve lasciare il nosocomio perché non c’è motivo  che resti lì. Siamo ad agosto, sono passati più di due mesi da quella lettera, e la Sicari è ancora ricoverata al Sant’Andrea, senza diagnosi.

Un lungo calvario per Vincenza Sicari. Il suo è un caso medico e umano che ha dell’incredibile. Un lungo e infruttuoso peregrinare da un ospedale all’altro, nord, centro e sud Italia, ne ha conosciuti oltre dieci. Visitata da luminari, professori considerati tra i più bravi al mondo, nessuno dei quali ha però saputo tuttora dirle quale sia la sua malattia, perché non sta più in piedi lei che bruciava chilometri di corsa. Non c’è mai stata una diagnosi vera e propria, ma la documentazione accumulata negli anni dimostrerebbe l’esistenza di una patologia neuromuscolare. Ed è per questo che la battaglia di Vincenza s’è fatta sempre più dura, fino a trasformarsi in una specie di braccio di ferro (anche mediatico) tra lei e i medici: “Voglio che mi dicano cosa ho, troppo facile dichiararmi psichiatrica, troppo semplice chiudere la pratica sostenendo che la malattia me la sono costruita io nel mio cervello”. Tre anni a non vedere altro che pareti e camici bianchi intorno a sé, senza una prospettiva di guarigione: impazzirebbe chiunque: “Mi prendono per pazza ma io non sono affatto pazza. Sto morendo lentamente ma mi batterò fino alla fine perché è un mio diritto essere curata”. Incredibile.

Assotutela scrive all’Ospedale Sant’Andrea auspicando una soluzione a breve della vicenda. Alla luce di tutto questo, si registra l’intervento del presidente di Assotutela Michel Emi Maritato, il quale, con una missiva spedita alla direzione generale dell’Ospedale Sant’Andrea, chiede chiarimenti. “Si tratta -scrive Maritato- di una vicenda sanitaria delicata, contraddittoria e che rischia di pesare negativamente sul servizio sanitario regionale, sia in termini economici che di qualità dei servizi. Le recenti cronache giornalistiche hanno purtroppo confermato le problematiche che sta vivendo il pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Andrea e la conseguente cronica difficoltà di trasferimento dei pazienti dal pronto soccorso ai vari reparti di struttura. Tutto questo non può che far risaltare ai nostri occhi il caso di Vincenza Sicari, affetta da una grave e rara malattia non ancora diagnosticata e ricoverata da 10 mesi all’interno del reparto di neurologia del Sant’Andrea, dove, da quanto apprendiamo, non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento diagnostico o terapeutico. Una vicenda davvero controversa che, da una parte, testimonia la necessità di trasferimento della Sicari in altro presidio nosocomico di eccellenza e di alta specializzazione per la ricerca, come il Policlinico Tor Vergata, finalizzato a fare tutti gli esami e ottenere finalmente un quadro certo e complessivo della situazione. Dall’altra, tutto questo comporterebbe nel posto letto, occupato dalla Sicari, il ricovero di altri pazienti, affetti da patologia neurodegenerative e maggiormente bisognosi di specifiche cure. D’altronde, reputiamo un assurdo che una persona con patologia non definita sia ancora ricoverata senza diagnosi certa e pazienti ad oggi giacenti in pronto soccorso ore e ore! Ci chiediamo: come giustifica la direzione generale, la spesa pubblica affrontata sinora? Come associazione che tutela i diritti dei cittadini, vorremmo dunque conoscere quali intenzioni e quali procedure si intendano intraprendere su questa delicata vicenda”. Una vicenda che ha dell’assurdo, un’altra assurda storia tutta italiana.

 

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