DIARIO ELETTORALE/ La gara delle promesse: dalla “pensione di cittadinanza” di Di Maio all’abolizione delle tasse automobilistiche di Berlusconi. Delrio “guarda a Liberi e Uguali”. Grasso irride ai “duri e puri”. A Calderoli non piacciono i centristi e a Maroni la Bongiorno

di LUCA DELLA MONICA – Ancora promesse à gogo quando mancano ancora 44 giorni al voto. Oggi, 19 gennaio – giorno del deposito del nuovo simbolo del M5s senza il nome “Grillo” (ma con Grillo accompagnatore di Casaleggio e Di Maio al Viminale per l’operazione, consistente nell’aggiunta della scritta “ilblogdellestelle.it” che va a rimpiazzare la scritta www.movimento5stelle.it c), Giggino il “candidato premier” si lancia nella promessa della pensione di cittadinanza: “780 euro di minima a tutti i pensionati e 1.170 euro al mese per una coppia”. Ne parla, giustamente, a “l’Aria che tira” su La7.

Berlusconi raddoppia

E Silvio Berlusconi non se la tiene: quanto ad aria non è secondo a nessuno. E rilancia a Mattino 5 su una delle sue reti tv: “con me capo del governo non ci saranno più tasse sulla prima casa, neppure sull’auto, non saranno tassate le successioni né le donazioni, elimineremo l’Irap: questa flat tax è una rivoluzione globale, che porterà economia a crescere e a creare posti di lavoro”.

E si spinge oltre: “Nel programma del centrodestra non c’è soltanto questa rivoluzione fiscale molto conveniente, ma ci sarà anche il fatto che se per esempio un cittadino italiano imputato viene dichiarato innocente, i pm non possono più richiamarlo in appello, rovinandogli definitivamente la vita”. “Vi sarà poi un cambiamento nella Costituzione – ha concluso – che non consentirà il cambio di partito fra i parlamentari”.

Berlusconi traccia anche l’identikit del capo del governo ideale. Secondo lui: “dovrebbe essere – dice –  qualcuno che nella sua vita si è posto dei traguardi importanti, rischiosi, difficili da raggiungere ma è riuscito a raggiungerli tutti. Qualcuno come, … mi viene in mente, …Silvio Berlusconi, che ha sempre avuto questa regola di vita: porsi obiettivi che suscitavano l’ilarità degli altri, ma poi li ha raggiunti“.

Leghisti storici in dissenso

Ma nel campo del centrodestra va segnalato il dissenso di due leghisti “storici. Roberto Maroni, presidente uscente della Lombardia,  critica su Twitter la scelta di Salvini di candidare l’ avvocatessa Giulia Bongiorno, famosa per aver difeso e fatto assolvere nei processi Giulio Andreotti. Maroni ha scritto su Twitter che “è davvero cambiato il mondo: io e Bossi, quelli come Andreotti li abbiamo sempre combattuti”. Ma la Bongiorno ribatte: “A questa Lega Andreotti avrebbe detto di sì”.

Roberto Calderoli, invece, ce l’ha con la “quarta gamba” del centrodestra, cioè “Noi con l’Italia” di Cesa e Fitto. E dice: “La coalizione di centrodestra sarà a tre: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. La quarta gamba di Noi con l’Italia si è rotta. Quando una gamba si rompe, bisogna ingessarla”. Invece  i due capi di “Noi con l’Italia” dicono: “Siamo vicini all’accordo risolvendo positivamente i nodi tra Udc-Noi con l’Italia e gli altri membri della coalizione del centrodestra. Siamo in dirittura d’arrivo”. Chi avrò ragione?

Delrio guarda a Liberi e Uguali

Sul fronte del centrosinistra il ministro Graziano Delrio nega la possibilità di alleanze con il centrodestra. “Non vedo – dice a Repubblica –  come potremmo mai accordarci dopo il voto con questa destra che pensa di favorire i ricchi con la flat tax”. Ritiene invece possibili intese con Liberi e Uguali: “E’ una delle ipotesi. Il Partito democratico non esclude questo schema, anche se sulla carta può lavorare anche a un patto con Forza Italia, sul modello dell’accordo tra Merkel e Schulz. Liberi e Uguali, invece, non esclude di trattare anche con il M5S”.

Grasso diffida dei “duri e puri”

“Diffido dei duri e puri, perché troveranno sempre qualcuno più duro e più puro che se li mangia”, commenta invece il leader di “Liberi e UgualiPietro Grasso in polemica con le parole usate da Beppe Grillo per escludere alleanze del M5S.

 

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