Delitto di Garlasco: indagato il ragazzo del Dna sotto le unghie di Chiara

Alberto Stasi esce dal palazzo della Corte di Cassazione a Piazza Cavour, Roma, 17 aprile 2013, al termine dell'udienza per l'omicidio di Chiara Poggi. Stasi. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

La procura di Pavia ha accolto l’esposto della mamma di Alberto Stasi (foto a lato) e, nell’aprire una nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi, ha indagato un amico del fratello della vittima le cui tracce di dna, secondo un perizia della difesa, sarebbero state trovate sotto le unghie di Chiara Poggi. E’ quanto scrive il Corriere della Sera sulla propria pagina on line.

Fabio Giarda e Giada Boccellari, avvocati difensori di Alberto Stasi, condannato per l'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, durante la conferenza stampa nella sala stampa del Palazzo di Giustizia di Milano, 19 dicembre 2016. ANSA / MATTEO BAZZI
Fabio Giarda e Giada Boccellari, avvocati difensori di Alberto Stasi (foto di Matteo Bazzi per Ansa)

Le nuove analisi sono state condotte da un genetista su incarico dei legali dello studio legale Giarda (foto), che si è affidato a una società di investigazioni di Milano.

Per il delitto di Chiara, uccisa il 13 agosto del 2007 a Garlasco, Alberto Stasi sta scontando in carcere una condanna definitiva a 16 anni. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, “non ci sarebbe soltanto la prova del dna, un elemento che la polizia giudiziaria, incaricata di approfondire gli accertamenti della società di investigazioni, dovrà ripetere”, a carico del nuovo indagato. “Il giovane era già stato interrogato dai carabinieri. Due volte. Una prima pochi giorni dopo il delitto e l’altra l’anno successivo. Secondo fonti investigative, a un ‘riesame’ l’alibi allora fornito (pur considerato ‘solido’) presenterebbe anomalie e incongruenze”.

Nel pomeriggio di ieri, il procuratore di Pavia, Giorgio Reposo, aveva invitato alla cautela sull’apertura di una nuova inchiesta sull’omicidio: “L’unica notizia che posso confermare – aveva spiegato – è che dalla Procura generale di Milano è arrivata la busta con i documenti sul caso. Documentazione che adesso dovremo esaminare. Al momento, quindi, non siamo in grado di rispondere se verrà aperta o meno una nuova inchiesta. Solo dopo aver studiato con attenzione i documenti – aveva aggiunto – potremo fare una nostra valutazione, che trasmetteremo al gip. E soltanto a quel punto verrà presa la decisione se aprire o meno una nuova indagine. Sino a quel momento ogni ipotesi rischierebbe di risultare infondata”.

Alberto Stasi è detenuto nel carcere di Bollate da un anno. Il 12 dicembre del 2015 la Cassazione ha confermato nei suoi confronti la condanna a 16 anni per omicidio, dopo una vicenda processuale durata 14 anni, nel corso della quale è stato anche due volte assolto.

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