De Luca: querela Rosy Bindi. Atto grottesco per tre motivi

Impresentabili-De-Luca-Bindi-770x414di Luca della Monica/

Vincenzo De Luca, vincitore delle elezioni in Campania come candidato del Pd alla presidenza della Regione, ha annunciato via twitter di aver presentato in Questura a Salerno la denuncia contro Rosy Bindi per diffamazione, attentato ai diritti politici costituzionali e abuso d’ufficio. Si tratta di un atto grave politicamente perché indirizzato contro una fondatrice ed ex presidente del partito, deplorevole istituzionalmente perché mira a colpire la presidente di una commissione parlamentare nell’esercizio della sua funzione, ridicolo giuridicamente perché infondato, dal momento che la Commissione non ha fatto altro che stilare una lista di candidati i cui requisiti non corrispondono -sulla base di una documentazione ricevuta dall’autorità giudiziaria – al codice etico sottoscritto da tutti i partiti (in primo luogo il Pd) per l’ammissione delle candidature.

Quale sia l’obiettivo di De Luca non si comprende se non si vuol considerare il suo un atto di autolesionismo, che servirà soltanto ad offuscare il suo successo elettorale e gli apprezzamenti che gli sono stati tributati (dalla stessa Bindi) per la sua attività di amministratore della città di Salerno.

Lo sfogo di Rosy Bindi verso i vertici del Pd. La presidente della Commissione antimafia, invece, insiste (e giustamente) nel pretendere le scuse da parte degli esponenti renziani del Pd che l’hanno attaccata con corredo di ingiurie per aver svolto il suo compito. “Chiedo le scuse da parte del mio partito, ritengo di aver diritto ad un risarcimento, perché sono molti anni che servo questo paese e le mie battaglie le ho sempre fatte a viso aperto”, ha detto ieri sera a “Piazzapulita” su La 7 Rosy Bindi. “Non si può arrivare a diffamare così una persona che sta svolgendo il proprio ruolo istituzionale. Il Pd ha sbagliato a reagire in quel modo, avrebbe dovuto continuare a difendere De Luca, non delegittimare il lavoro della Commissione Antimafia”. “Obiettivo del lavoro della Commissione, che ha deciso di fare tutto questo, del resto – ha puntualizzato la presidente – non è mai stato quello di favorire o di danneggiare il Pd o altre formazioni politiche. Non c’è stata nessuna valutazione discrezionale di tipo politico, abbiamo inserito tutte le persone che, secondo il Codice etico approvato all’unanimità dai partiti, dovevano esserci”. Dei nomi della lista, spiega, è venuta a conoscenza mercoledì “ma non mi sono posta il problema politico”. E aggiunge che il Pd “ha pagato elettoralmente l’ atteggiamento politico assunto”.

Rosy Bindi a De Luca aveva fatto gli auguri di buon lavoro, dicendosi sicura che non l’avrebbe querelata,  e aggiungendo che i campani hanno valutato che è stato un buon sindaco e sarà un buon governatore. “Il risultato delle elezioni – aveva detto ancora (evidentemente alla luce dei primi dati, poi corretti dagli osservatori) – è molto positivo ma bisogna riflettere sull’astensionismo, sui 2 milioni di voti persi, sull’apertura di un problema enorme alla sinistra del Pd, che non va liquidato con i soliti discorsi sui gufi, sulla presenza stabile ormai del Movimento Cinque Stelle, sulla Lega che cresce e sul centrodestra che se si ricompatta vince. Tutti questi elementi consigliano ad un bravo presidente del Consiglio e segretario, quale Renzi  può essere, di riflettere e di condividere i percorsi un po’ di più di quanto ha fatto”. “Non so se Renzi mi chiederà scusa – aveva concluso la Bindi – io però sento di poter dire che ciò che successo nei confronti della mia persona merita un risarcimento, è stato troppo grave”.

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