DUELLI E DUETTI/ Dallo sgarbo televisivo alla mascalzonata politica

di ENNIO SIMEONE – Il rifiuto di Luigi Di Maio di scontrarsi nel faccia a faccia televisivo con Matteo Renzi dopo averlo lui stesso richiesto e dopo aver persino indicato l’emittente (La7) e il programma (“Di Martedì”) in cui doveva svolgersi, ha tutti i connotati dello sgarbo, della scorrettezza, autorizzando financo a considerarlo una fuga. Questa, almeno, la prima impressione. Ma poi la motivazione addotta dall’esponente pentastellato per il suo rifiuto  ha indotto a riconsiderare il gesto in una luce diversa.

In realtà, affermando che il Movimento 5 stelle  – di fronte all’ennesima, pesante sconfitta elettorale del Pd in Sicilia – non ritiene più Matteo Renzi il principale competitor del leader di quel movimento, compie un gesto che umilia l’avversario, o, almeno, ha questo obiettivo . Difficile, al momento, valutare l’eleganza o l’ineleganza del gesto. E difficile, al momento, valutarne le conseguenze e l’impatto con l’opinione pubblica e con l’elettorato.

Ma quanto a galateo (e non solo galateo politico) il Pd ha ben poco da dar lezioni in queste ore dopo le dichiarazioni sul voto siciliano pronunciarte dal sottosegretario Faraone (foto a lato), considerato il “plenipotenziario” di Renzi nell’isola. Faraone non solo ha tentato penosamente di scaricare su Mdp e sulla lista della sinistra la “colpa” del flop che ha fatto precipitare al 13% la presenza del Pd in Sicilia, ma è arrivato a additare come responsabile il presidente del Senato Pietro Grasso, con una offensiva accusa di “mancanza di coraggio” per non aver accettato la candidatura alla presidenza della Regione offertagli dal Pd.  Si sa benissimo, invece, che Grasso – dopo avere, per correttezza istituzionale, subìto la violenza di 5 voti di fiducia sulla legge elettorale – ha dichiarato il suo disgusto ed ha annunciato l’uscita dal gruppo del Pd motivando apertamente il totale dissenso dalla linea e dai comportamenti imposti dal segretario al partito e ai suoi gruppi parlamentari.

Grasso ha replicato per le rime, con fermezza ma con eleganza. Quella di Faraone è stata invece, semplicemente, una mascalzonata.

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