CRACK ALL’ULTIMA CORSA/ Mondiali, addio triste per Bolt: s’infortuna nella staffetta 4X100. La squadra giamaicana polemizza con gli organizzatori

di MARIO MEDORI/ Il più triste degli addii. L’epilogo più clamoroso. Nell’ultima gara della sua carriera, ai Mondiali di Londra 2017, Usain Bolt si è preso come sempre la ribalta, ma non per la 20° medaglia d’oro con cui sperava di chiudere la sua memorabile avventura in pista. Il 31enne giamaicano si è infortunato al retrocoscia sinistro durante l’ultima frazione della finale della 4×100. Ha iniziato a zoppicare mentre era già nel pieno della velocità ed è stato costretto a interrompere l’azione (nella foto a sinistra: il giamaicano, in terza posizione, impegnato in una difficilissima rimonta, avverte un dolore al retrocoscia sinistro). Si è accasciato ed è stato soccorso. In pista è stata fatta entrare anche una sedia a rotelle per accompagnarlo fuori senza ulteriori sforzi, ma Bolt si è rialzato e scortato dai compagni McLeod, Blake e Forte è riuscito a raggiungere il bordo pista sulle sue gambe. Sconsolato, distrutto. È la notte più buia.

Oro alla Gran Bretagna. La vittoria nella staffetta 4X100 è andata ai padroni di casa britannici con la miglior prestazione mondiale stagionale (37″47). Argento agli Stati Uniti (37″52), bronzo al Giappone (38″04). Per Bolt, dunque, un’altra serata shock dopo quella di domenica scorsa, con la sconfitta patita dagli americani Gatlin e Coleman nella finale dei 100 (solo bronzo). Sognava una notte diversa per salutare il mondo dell’atletica, dopo aver vinto 8 ori olimpici e 11 mondiali. Non è stato così.

Bolt parla nel cuore della notte. Sono trascorse ben oltre due ore dal fattaccio quando Usain Bolt finalmente dà notizie di sé. Lo fa tramite Snapchat, mentre a petto in giù viene trattato sul lettino di un fisioterapista. Rivolto ai propri fans il giamaicano dice: “Non era certo questo il modo col quale avrei voluto dirvi addio. Ho dato tutto, in pista. Ho dato tutto me stesso, come sempre. Mi spiace non essere nemmeno riuscito salutarvi, ma sarò allo stadio domani e mi farò vedere”. E poi, via Twitter e Instagram: “Grazie amici miei, affetto infinito per tutti voi”.

L’infortunio. Poco prima era stato il referente sanitario della Nazionale giamaicana, dottor Kevion Jones a spiegare cosa è successo: “Si è trattato di un crampo al quadricipite della gamba sinistra ma il dolore è stato soprattutto figlio della delusione e dell’impossibilità di concludere la gara”. Secondo altre fonti, però, la vera entità dell’infortunio sarebbe riconducibile a uno stiramento.

La squadra giamaicana se la prende con gli organizzatori. I compagni di staffetta invece attribuiscono l’accaduto al fatto che tutti i quartetti protagonisti della finale (cominciata con una dozzina di minuti di ritardo rispetto all’orario previsto), avrebbero dovuto attendere 40 minuti al gelo della call-room prima di poter gareggiare. Yohan Blake spiega: “Ci hanno trattenuto troppo a lungo. Usain aveva freddo e a un certo punto mi ha detto ‘questi sono matti, ci han fatto stare qui troppo a lungo e prima di farci partire hanno proposto anche due premiazioni’. Ci siamo scaldati due volte e poi abbiamo dovuto attendere ancora. Ed ecco poi una leggenda come Usain che fine ha fatto”. Il primo frazionista Omar McLeod, iridato nei 110hs, commenta: “E’ tutto ridicolo, abbiamo fatto di tutto per rimanere caldi, ma è stato praticamente impossibile. Fa male al cuore vedere cos’è successo”. Julian Forte, il secondo frazionista: “E’ come fosse successo a me. Sono devastato”.

 

Commenta per primo

Lascia un commento