Costi, vantaggi e svantaggi per chi vuole anticipare la pensione

Si è arrivati finalmente a una definizione – tra governo e sindacati – delle linee attuative dell’Ape, l’anticipo pensionistico, cioè la possibilità per un lavoratore di andare in pensione qualche anno prima del compimento dell’età fissata dalla legge, che partirà dal maggio 2017. Tuttavia la segretaria della Cgil ha detto che il governo Renzi si è rimangiata la parola su alcuni punti e in particolare sul punto principale: il numero degli anni contributivi coperti per poter accedere all’anticipo pensionistico. Infatti al momento si è stabilito che potranno accedere all’Ape coloro che hanno almeno 36 anni di contributi complessivi se si rientra nelle categorie dei lavori gravosi (gli ultimi sei dei quali effettuati nell’attività gravosa) e 30 anni se si è disoccupati, disabili o parenti di primo grado conviventi di disabili per lavoro di cura. Invece potranno avere l’Ape “agevolata” i disoccupati, i disabili e alcune categorie di lavoratori impegnati in attività faticose, purché, però, abbiano un reddito inferiore ai 1.350 euro lordi. Per queste categorie il costo dell’anticipo pensionistico, attraverso un reddito ponte, sarà a carico dello Stato.

Potranno accedere all'Ape agevolata i disoccupati, disabili e alcune categorie di lavoratori impegnati in attivit? faticose purch? abbiano un redito inferiore ai 1.350 euro lordi. Le regole dell'Ape, comunicate dopo l'incontro Governo-sindacati (88mm x 120mm)
Potranno accedere all’Ape agevolata i disoccupati, disabili e alcune categorie di lavoratori impegnati in attività faticose purché abbiano un redito inferiore ai 1.350 euro lordi. Le regole dell’Ape, comunicate dopo l’incontro governo-sindacati (grafico Ansa)

Il governo inserirà nella platea dell’Ape agevolata, oltre ai disoccupati, i disabili e i parenti dei disabili, anche alcune categorie di attività faticose come le maestre, gli operai edili e alcune categorie di infermieri. Ma dovrebbero essere inclusi anche i macchinisti e gli autisti di mezzi pesanti. Il governo quindi, ha detto il sindacalista, scriverà ulteriori categorie oltre quelle previste già dalla normativa sui lavori usuranti.

Perché la Cgil dice che il governo Renzi si rimangia la parola? Perché riporta a 30 anni, invece di 20, gli anni per avere l’Ape social. Inoltre sull’Ape agevolata il governo ha cambiato le carte in tavola proponendo un requisito contributivo di 36 anni sulla platea dei lavori gravosi (e di 30 anni sulle altre tipologie), questione mai emersa in questi mesi di confronto. L’Ape agevolata, prosegue la Cgil, “è una prestazione di ‘reddito ponte’ che consente l’anticipo a 63 anni rispetto alla pensione di vecchiaia, che prevede come requisito di accesso 20 anni di contributi. Ciò rischia di vanificare lo sforzo fatto al tavolo nell’individuazione delle categorie da inserire nei lavori gravosi, sulle quali, peraltro, auspichiamo che non si facciano passi indietro”. Sui precoci, invece, “se i testi finali corrisponderanno a quanto detto al tavolo – dichiara la Cgil – esprimiamo un giudizio positivo per il recupero del lavoro di cura come requisito della platea, pur nel limite generale dell’intervento”. “In ogni caso – conclude la nota – un giudizio compiuto sarà possibile solo quando potremo prendere visione degli articolati, perché vi sono anche altri elementi non pienamente definiti. Articolati che nonostante esplicita richiesta, il Governo non ha inteso rendere ancora disponibili”.

Poi c’è l’aspetto economico. La rata di restituzione del prestito in caso di anticipo pensionistico su base volontaria sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione. Il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, ha spiegato che il governo stanzierà delle risorse per questa misura, dato che il 4,5% annuo non copre il costo degli interessi dell’assicurazione e di una parte del capitale del prestito pensionistico, che sarà restituito in 20 anni una volta che il lavoratore sarà andato in pensione.

Lavoratori “precoci” – Potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social (lavoratori edili, maestre d’infanzia, alcune categorie di infermieri, etc). Lo riferisce il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, spiegando che è “importante che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione”. In pratica i lavoratori precoci possono andare quindi in pensione con 41 anni di contributi, prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l’accesso all’Ape agevolata. Il governo – ha aggiunto Proietti – ha anche confermato l’intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni.

“Se penso alle donne che hanno grande discontinuità contributiva, se penso al Mezzogiorno, vuol dire aver inventato all’ultimo giro dei criteri per escludere le persone”, dice Susanna Camusso,

“La discussione è aperta, andremo avanti con il nostro lavoro, un bel pezzo è già stato fatto, altro è in cantiere”, afferma invece il segretario generale della Cisl Annamaria Furlan, che si riferisce in particolare ai lavoratori che hanno perso il lavoro, senza ammortizzatori sociali, con problemi di salute, e soprattutto per coloro che fanno lavori particolarmente gravosi”.

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