Continuano le “purghe” di massa di Erdogan, che punta a reintrodurre la pena di morte in Turchia

Arresti in TurchiaLa reintroduzione della pena di morte in Turchia: questo sembra essere l’obiettivo principale della reazione di Erdogan al mini-golpe avvenuto tre giorni fa ad opera di un gruppo di militari. Per comprendere quale sia il vero obiettivo di Erdogan basta dare uno sguardo alle seguenti cifre: sono 9.322 – secondo quanto riferito dal vicepremier e portavoce del governo di Ankara, Numan Kurtulmus – le persone arrestate finora con l’accusa di complicità nel fallito golpe in Turchia. Non solo. Il ministero dell’Educazione turco ha annunciato di aver sospeso 15.200 dipendenti per sospetti legami con la rete che fa capo a Fethullah Gulen, accusata da Ankara di essere dietro al tentato golpe. La Presidenza turca per gli Affari religiosi (Diyanet), massima autorità islamica che dipende dallo Stato, ha annunciato di aver allontanato 492 dipendenti – tra cui imam e docenti di religione – per il sospetto di legami con la rete di Gulen. La Diyanet ha anche annunciato che non permetterà lo svolgimento dei funerali islamici per i golpisti uccisi. Il Consiglio per l’alta educazione (Yok), organo costituzionale responsabile della supervisione delle università turche, ha chiesto le dimissioni dei 1.577 rettori della Turchia. Tra questi, 1.176 sono di università pubbliche e il resto di fondazioni universitarie. Il ministero dell’Educazione turco ha revocato la licenza d’insegnamento a 21 mila docenti che lavorano in scuole private, molte delle quali sono ritenute vicine alla rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il fallito golpe. In totale, i dipendenti del ministero dell’Interno sollevati dai loro incarichi sono 8.777, di cui 7.899 poliziotti, 614 gendarmi e 47 governatori di distretti provinciali. Ma le purghe toccano anche dipendenti pubblici non direttamente legati alla sicurezza. Oltre alle quasi 12 mila persone già sospese da polizia e magistratura, circa 1.500 dipendenti sono stati sollevati dai loro incarichi dal ministero delle Finanze.

Intanto la situazione nel paese è tutt’altro che tornata alla calma. A Istanbul è morto il vice sindaco Cemil Candas contro il quale – secondo quanto riporta l’agenzia statale Anadolu – almeno 2 persone hanno aperto il fuoco nella sede della municipalità di Sisli, nel centro della città del Bosforo.  E, quanto alla repressione, le purghe coinvolgono anche la polizia, mentre è stata introdotta una nuova regolamentazione che vieta l’espatrio ai dipendenti pubblici, con alcune eccezioni per alcuni passaporti speciali, che necessiteranno comunque della previa approvazione dell’istituzione presso cui si lavora. Secondo alcune stime, il provvedimento riguarderebbe quasi il 5% della popolazione turca. Inoltre sono stati sospesi 30 prefetti su 81.

Quindi non sembrano avere effetto le richieste di Usa e Ue che la Turchia “rispetti la democrazia, le libertà fondamentali e lo stato di diritto”. “Si sono verificati episodi rivoltanti di giustizia arbitraria e di vendetta nei confronti di soldati sospettati di aver partecipato al tentato golpe”, ha detto il portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel. “Abbiamo visto nelle prime ore dopo il fallimento del golpe – ha spiegato Steffen Seibert alla conferenza stampa di governo – scene raccapriccianti di arbitrio e di vendetta contro i soldati in mezzo alla strada. Un simile fatto è inaccettabile”.

Ma, dopo le tensioni dei giorni scorsi,gli Usa puntualizzano anche di essere schierati a sostegno del “governo eletto”. Gli Stati Uniti – afferma il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest – “ritengono importanti le relazioni con la Turchia, un alleato della Nato, e sostengono il governo democraticamente eletto. Gli Stati Uniti stanno cooperando nell’indagine sulle cause del golpe fallito”.

E’ la linea dell’ambiguità che finora ha consentito ad Erdogan di dare il suo sostegno all’Isis e al tempo stesso di perseguitare il popolo curdo che lotta contro il terrorismo islamico, pur facendo parte della Nato e aspirando ad entrare nell’Unione europea.

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