Arrestato l’uomo delle bombe di New York e del New Jersey: è un afghano naturalizzato statunitense

Esplosione ChelseaAhmad Khan Rahami, 28 anni, il ricercato di origini afghane per le bombe a  New York e nel New Jersey, è stato arrestato dalla polizia, dopo uno scontro a fuoco avvenuto a Linden, in New Jersey. L’uomo è un afghano naturalizzato statunitense, residente a Elizabeth.  Identificato grazie ad impronta digitale Ahmad Rahami è stato identificato grazie ad un’impronta digitale trovata su una delle bombe inesplose. Lo ha riferito una fonte della sicurezza americana citata dai media.

COMBO BOMBA 3Rahami (foto piccola a lato), prima di essere catturato, ha sparato ai poliziotti, ferendone uno alla mano, mentre il secondo è stato colpito al giubbotto antiproiettile. La fuga di Rahami è finita dopo che il proprietario di un bar di Linden lo ha individuato mentre dormiva in un’auto ed ha allertato la polizia, ha raccontato il sindaco della cittadina del New Jersey. Appena gli agenti si sono avvicinati, lui ha aperto il fuoco. Ahmad Khan Rahami lavorava nel fast-food di famiglia Ahmad Khan Rahami, un uomo che aveva la passione per le auto veloci, stava ormai prendendo in gestione il ristorante di famiglia, che prima era seguito 24 ore su 24 dal padre, racconta un  testimone al New York Times.

Il padre dell’arrestato è il proprietario di un ristorante fast-food, First American Fried Chicken, aperto nel 2002 al piano terra della loro casa su Elmora Avenue a Elizabeth, in New Jersey. Il ristorante, dove lavorano anche Ahmad e i suoi fratelli, è da tempo al centro di discussioni e di cause legali nel quartiere: aperto tutta la notte, creava disturbo alla quiete pubblica e per questo le autorità lo avevano costretto a chiudere alle dieci di sera, secondo il racconto del sindaco, Christian Bollwage, che ha parlato con il New York Times.  Una volta, ha raccontato un testimone, uno dei fratelli dell’arrestato litigò con un agente arrivato per chiudere il ristorante, che spesso continuava a restare aperto oltre l’orario previsto; l’uomo sarebbe poi tornato in Afghanistan. La famiglia Rahami ha poi citato in giudizio la città, accusata di discriminazione razziale.

Prima di Rahami 5 persone erano state fermate nel corso delle indagini sull’esplosione dell’ordigno che ieri ha causato a New York il ferimento di 29 persone. I fermi sono stati effettuati dall’Fbi ad un posto di blocco nei pressi del ponte di Verrazano che unisce Brooklyn a Staten Island. I cinque, che stavano facendo rientro dal New Jersey verso l’aeroporto Jfk di New York, avevano armi in auto.
Proprio alla stazione ferroviaria di Elizabeth, in New Jersey, è scattato questa mattina un allarme per quella che sembra essere una “bomba innescata”, come ha detto il sindaco della cittadina.

A trovare l’ordigno esplosivo in un secchio della spazzatura due uomini che hanno subito dato l’allarme, dopo aver intravisto nel pacco alcuni tubi da cui fuoriuscivano fili elettrici. Una delle bombe, trovata dentro uno zaino insieme ad altri quattro ordigni, è esplosa mentre un robot di una squadra di artificieri dell’Fbi cercava di disinnescarla, ha detto il sindaco di Elizabeth, Christian Bollwage. La bomba è esplosa poco dopo le 0:30 di oggi (le 6:30 in Italia). Nell’esplosione nessuno é rimasto ferito. L’Fbi ha proseguito il lavoro per disinnescare gli altri 4 ordigni.

Una bomba, dunque, “fatta per uccidere”. Alcuni video mostrano in azione lo stesso uomo nei due siti a New York dove la polizia ha poi rinvenuto gli altri ordigni esplosivi.

A qualche isolato di distanza dal luogo dell’esplosione sulla 23ma strada (tra la sesta e la settima Avenue), infatti, é stato trovato un secondo ordigno, molto simile, realizzato artigianalmente con una pentola a pressione da cui uscivano dei fili collegati a un telefono cellulare: l’ordigno é stato rimosso mentre un terzo ‘pacco sospetto’, sempre nella zona, si é rivelato un falso allarme. Vicino alla pentola a pressione è stata trovato un pezzo di carta con una scritta.Per il momento “non vi sono prove di una connessione terroristica”, ha detto il sindaco di New York, Bill de Blasio, sottolineando però che si é trattato di “un atto intenzionale”. Più tardi il governatore di New York, Andrew Cuomo, ha detto che non esiste una prova di una connessione al terrorismo internazionale. Tuttavia, precisa, “la fase investigativa è nelle sue prime fasi”.

Donald Trump ha preso la palla al balzo: il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha approfittato subito dell’attacco per rinforzare la sua campagna elettorale, affermando che “ora servono le maniere forti”. Prudente invece la reazione della candidata democratica Hillary Clinton.

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