Champions League: Barcellona sul tetto d’Europa, Juventus a testa alta

suarezdi Fabio Camillacci/

L’attesa è stata lunga, lunghissima, estenuante. Un’attesa fatta di speranze, paure, sogni. Il prologo è stato meraviglioso, all’insegna del “fair-play” della sportività pura. Fiumi di tifosi juventini e catalani che vanno all’Olympiastadion a braccetto; senza problemi, senza scontri, senza quello stato di guerra che invece in genere caratterizzata il pre e il post partita delle partite dei campionati italiani di calcio: dalla Serie A, ai Dilettanti. Facciamoci una domanda e proviamo a darci una risposta. Pensierino rivolto soprattutto alle istituzioni competenti: calcistiche e non.

Come l’inaugurazione di una Olimpiade. Ormai questa è la prassi: tutti i grandi appuntamenti calcistici sono preceduti da una cerimonia in stile Giochi Olimpici, con i dovuti distinguo sia chiaro. Colori, comparse, luci, coreografie, balletti, musica: un bel caleidoscopio, nel caso specifico griffato Champions League.

L’inizio. Volti tesi tra i giocatori di Barcellona e Juventus, meraviglioso lo spettacolo sugli spalti tinti di bianconero e blaugrana. La finalissima può cominciare: fischio d’inizio affidato all’arbitro turco Sakir. Pronti via ed è subito Juventus; Tevez e compagni impensieriscono la difesa catalanta. Poi però, in un attimo, emerge tutto il talento del Barça: guizzo dell’Illusionista Iniesta e il croato Rakitic col mancino trafigge Buffon da appena dentro l’area. La Vecchia Signora sbanda, rischia di subire il secondo gol ma è il suo Capitano, il suo “principe azzurro”, Buffon, a salvarla dalla seconda capitolazione con una sorta di “parata miracolosa”. Dall’altra parte, il portiere Ter Stegen non corre rischi degni di nota, ma, la Juve se non altro non crolla davanti allo strapotere Barcellona e resta in partita. Squadre all’intervallo con il Barça avanti 1-0.

Buffon miracoloso anche a inizio ripresa e Morata pareggia. Minuto 48: ripartenza Barcellona in superiorità numerica, Suarez entra in area e colpisce d’esterno destro. Il portierone juventino è nuovamente prodigioso nella risposta in corner. Gli spagnoli quando attaccano fanno paura ma la Juventus regge l’onda d’urto blaugrana e colpisce con Morata. Poi, nel giro di pochi minuti, accade per ben due volte ciò che non ti aspetti: Madama sale in cattedra e fa addirittura la partita, conduce le danze.

La mazzata. Però, proprio nel suo momento migliore la squadra di Allegri subisce il 2-1 del Pistolero Suarez e il “sogno dalle grandi orecchie” si allontana nuovamente. Le tante stranezze del calcio. Il 3-1 di Neymar in pieno recupero (al quale in precedenza era stato annullato un gol per presunto fallo di mano) chiude un match che il Barcellona ha largamente meritato di vincere. Messi e compagni: “Marziani” erano alla vigilia, “Marziani” si sono confermati. In tutto questo, la “Pulce” argentina non ha brillato: l’unico del “trio maravilla” a non essere riuscito ad andare in gol in questa finalissima. Non è la prima volta che Leo Messi non lascia il segno in una finale. A volte è un limite dell’erede di Maradona. Si chiude con le lacrime di Andrea Pirlo, quasi certamente alla sua ultima partita con la maglia bianconera. Dopo il 2006 dunque il centrocampista torna a piangere a Berlino ma stavolta sono lacrime amare. Quella volta fu trionfo azzurro.

Triplete Barça, maledizione Coppa Campioni per la Juventus. Il Barcellona vincendo la finale di Champions League centra uno storico “triplete”: Liga, Copa del Rey e Champions. E’ l’ottava volta che succede in un Europa: il Barça è l’unica squadra europea al quale il “triplete” è riuscito due volte. Inoltre, i catalani mettono in bacheca la 5° Champions della loro storia. La Juventus avrebbe voluto eguagliare il “triplete” dell’Inter di Mourinho; ma, dopo aver vinto scudetto e Coppa Italia, ha fallito l’appuntamento con la storia. La Coppa dei Campioni-Champions League rimane maledetta per la Juventus: questa è la sesta finale persa. Senza dimenticare il dramma di Bruxelles. Da Belgrado a Berlino, la maledizione bianconera continua.

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