Caso Moro, il perito balistico a Radio Cusano Campus: “In via Fani le Br non erano sole, c’era anche un tiratore scelto”

di SERGIO TRASATTI/ A 40 anni dal ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani a Roma, restano ancora tanti, troppi, i lati oscuri di quella vicenda che sconvolse l’Italia. Recentemente, anche Radio Cusano Campus ha dedicato uno speciale ai tanti misteri del “Caso Moro”. Ad esempio, a “La Storia Oscura” trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci è intervenuta tra gli altri Paola Corsignano Carrieri, criminalista e perito balistico. La dott.ssa Carrieri peraltro ha rilasciato una dichiarazione molto interessante sulla strage di via Fani che rafforza quanto ipotizzato su Altroquotidiano da Giovanni Perez nella sezione politica-economia, con un articolo sui misteri d’Italia e dal titolo “Sapremo mai tutta la verità sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro?”.

Le parole della criminalista e perito balistico alla Radio dell’Università Niccolò Cusano. Paola Corsignano Carrieri ha detto: “Da analisi e perizie emerge chiaramente che il 16 marzo 1978 in via Fani, le Brigate Rosse parteciparono in concorso all’uccisione della scorta di Aldo Moro, cioè i brigatisti non erano soli. Tanto per cominciare, la tecnica d’assalto definita ‘cancelletto’ è tipica delle organizzazioni terroristiche tedesche. Diciamo poi che le armi degli uomini delle Br che aprirono il fuoco sulla Fiat 130 di Aldo Moro e sull’Alfetta di scorta si incepparono più volte a conferma che si trattava di soggetti non avvezzi all’uso delle armi; nonostante tutto l’azione bellica durò appena 90 secondi. Dopo la sparatoria furono ritrovati 91 bossoli: quindi 91 colpi erano certi, 91 traiettorie erano certe. Di questi 91 colpi, 49 sono stati esplosi da un’unica arma, così come altri 22 sono stati esplosi da un’altra unica arma e 45 colpi hanno raggiunto gli uomini della scorta. E’ quantomeno strano che nessuno di questi colpi abbia raggiunto Aldo Moro”.

La dott.ssa Carrieri entra nel dettaglio e solleva un giusto interrogativo. Nel suo intervento a “La Storia Oscura”, la criminalista e balistico poi ha aggiunto: “Come è stato possibile che lo statista democristiano sia uscito illeso da questa pioggia di fuoco? E’ evidente che ci troviamo di fronte a un gioiello di perfezione come assalto bellico”. Pertanto, un’azione del genere, così precisa in maniera chirurgica, avrebbe potuto essere posta in essere solo da militari addestrati in maniera sofisticata, oppure da civili sottoposti a un training meticoloso nel corso del tempo in basi militari specializzate in operazioni di commando. E’ molto probabile quindi che in via Fani quella mattina del 16 marzo 1978 si aggirava insieme alle Br anche un soggetto che utilizzava l’arma quasi fosse il prolungamento della mano: cioè in grado di usare l’arma in maniera determinata, con estrema precisione e tranquillità. A questo tiratore scelto si può imputare probabilmente la maggior parte dei colpi che andarono a segno”. A distanza di 40 anni dunque il “Caso Moro” resta aperto e ricco di misteri nonostante processi, inchieste, testimonianze e deposizioni.

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