Il nuovo caso De Luca-Scognamiglio. Tra accuse e contrattacchi coinvolto anche il Csm

candidati_regionali_2010_de_lucaRedazione – 

Nuova bufera giudiziaria sulla Regione Campania e sul suo presidente, Vincenzo De Luca.  Che però si difende attaccando (e accusando ancora una volta i mass media di sciacallaggio) : “sono io che mi ritengo parte lesa in questa vicenda”, dice. E aggiunge: “I controlli di legalità sono una garanzia per i cittadini, per le istituzioni  e per le persone per bene che le amministrano; quindi io sostengo la magistratura inquirente e la invito a proseguire nel suo lavoro”.

In che cosa consiste la vicenda giudiziaria. Dopo le notizie un po’ confuse delle prime ore si è chiarito che l’iniziativa è della Procura della Repubblica di Roma, cui spetta la competenza ad indagare quando è coinvolto un magistrato del distretto di Napoli. E nella circostanza c’è un giudice napoletano, la dottoressa Anna Scognamiglio, chiamata in causa. Infatti, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe arrivata a suo tempo al capo della segreteria di De Luca, Carmelo Mastursi, una telefonata del marito della magistrata, Guglielmo Manna, che chiedeva “il favore” di essere collocato in una Asl con un ruolo più prestigioso, altrimenti  avrebbe fatto “intervenire” la moglie “su una vicenda che stava a cuore al presidente della Giunta campana”. Intuibile l’oggetto della presunta minaccia, visto che la Scognamiglio stava redigendo la sentenza (pubblicata il 22 luglio scorso) sul ricorso di De Luca contro la sua sospensione dalla carica di presidente della regione Campania, sentenza che confermava quella del giudice monocratico già favorevole a De Luca.

Le contestazioni. Una ricostruzione piena di lacune, di dubbi, di elementi da accertare prima di arrivare a formulare delle accuse. Infatti De Luca e la Scognamiglio muovono alcune contestazioni abbastanza nette. E cioè: 1. Il presidente della Regione dice di non conoscere Manna. 2. Costui sostiene che il “favore” non lo ha ricevuto. 3. La dottoressa Scognamiglio afferma di non aver mai conosciuto De Luca e inoltre che i suoi rapporti con il marito si sono sfa tempo raffreddati.

 

Le perquisizioni. Il 19 ottobre la Squadra mobile di Napoli aveva perquisito gli uffici di Mastursi in Regione e la sua abitazione a Salerno sequestrando un telefono cellulare e un computer portatile. Nel decreto di perquisizione che è stato disposto nei confronti di tutti gli indagati, eccetto proprio De Luca, si legge che il governatore “per il tramite di Giuseppe Vetrano e Carmelo Mastursi”, sarebbe stato minacciato “di una decisione a lui sfavorevole da parte del tribunale civile di Napoli, con conseguente perdita della carica ricoperta”. Minaccia, sempre secondo l’ipotesi formulata dall’accusa, partita addirittura da Anna Scognamiglio, il giudice relatore che si stava occupando del ricorso di De Luca contro la sospensione dalla carica prevista della Legge Severino. In questo modo, De Luca sarebbe stato indotto “a promettere a Manna, sempre per il tramite dei due, la nomina a una importante carica dirigenziale nella sanità campana”. Lo stesso Mastursi, che ricopriva, oltre all’incarico di capo della segreteria di De Luca, la carica di vice segretario regionale del Pd, ha lasciato quello in Regione spiegando al presidente che “faceva fatica” a gestire il doppio incarico. Ciò forse ha indotto gli inquirenti a nutrire dubbi sul ruolo avuto in merito alla richiesta di Manna.

Comunque due pm della Procura di Roma, Orano e Fasanelli, sono al lavoro per vagliare tutto il materiale acquisito in occasione dei sequestri del 19 ottobre. Inoltre la Prima Commissione del Csm è stata convocata in riunione straordinaria dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini per fare una prima valutazione della posizione del giudice Scognamiglio. Una richiesta di apertura pratica è stata già depoistata dal consigliere laico Zanettin presso il Comitato di presidenza. La vicenda ha prodotto una raffica di reazioni politiche. Il capogruppo di Sinistra Italiana a Montecitorio, Arturo Scotto, invita il premier Renzi a dare spiegazioni. Forza Italia con Anna Maria Bernini, vicepresidente vicario del gruppo a Palazzo Madama, definisce “sconcertanti” le parole del governatore.

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