Cambio di alleanze in Ue: il M5s dice sì (tra molti contrasti) a Grillo; ma l’Alde gli chiude le porte in faccia

Beppe Grillo

Beppe Grillo riesce ad ottenere il consenso del 78,5% dei votanti del suo movimento (ma con proteste dal restante 21,5%) alla proposta di passaggio dei parlamentari europei pentastellati dal gruppo degli euroscettici di Farage al gruppo Alde (Alleanza dei liberaldemocratici europei) capeggiato dal belga Guy Verhofstadtde, però dagli alleati prescelti riceve un netto rifiuto. E’ un colpo duro  per  il leader pentastellato, il quale reagisce subito affermando: “L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma”. E cerca di rigirare a suo vantaggio il gran rifiuto: “Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”. Poi propone l’alternativa: “Ora continuerà l’attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il Ddm“. Ora vedremo quali ripercussioni avrà nel Movimento questo scivolone. Potrebbero essere anche pesanti.  Perché contro la scelta di Grillo c’era stata una notevole sollevazione interna da parte di chi innanzitutto lo accusava di non averla sottoposta ad una valutazione democratica preventiva nel M5s e in secondo luogo di voler fare un’alleanza con un gruppo parlamentare molto fedele alla linea europeista e persino in contrasto con l’idea di Europa sempre propugnata dal Movimento.

Grillo l’aveva motivata con la necessità di avere maggior peso nel parlamento di Strasburgo, dove la partecipazione a gruppi minoritari o misti offre scarse possibilità di incidere sulle decisioni e persino sulla nomina del presidente e dei vertici, nonché con la necessità di usufruire di finanziamenti più cospicui da investire anche nell’attività politica nazionale. Perciò la sua “sterzata” non era piaciuta né al Pd né a Forza Italia. Che ora godono della delusione inflitta a Grillo dai liberal democratici di Alde.

Il cui leader, Guy Verhofstadtde, è stato abbastanza sferzante nell’annunciare la preclusione all’alleanza con Grillo: “Sono arrivato alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie di portare avanti un’agenda comune per riformare l’Europa”, ha dichiarato l’ex premier belga, aggiungendo che “non c’è abbastanza terreno comune per procedere con la richiesta del Movimento 5 Stelle di unirsi al gruppo Alde. Rimangono differenze fondamentali sulle questioni europee chiave”.

Alla votazione indetta da Brillo tra gli iscritti al suo blog “hanno partecipato 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’Efdd e 2.296 per confluire nei non iscritti”, ovvero nel gruppo Misto.

Dopo l’esito della votazione Grillo aveva dato l’addio a Nigel Farage, leader dell’Ukip e finora alleato del M5s nel Parlamento europeo. “Le nostre strade si sono divise” diceva dal blog sottolineando la decisione del M5S di andare in un nuovo gruppo politico nel Parlamento europeo da dove “poter affrontare con più concentrazione le prossime sfide”.

Sul web era girato addirittura  un testo di accordo del M5s con l’Alde, datato del 4 gennaio: “Alde e M5S condividono i valori centrali della libertà, dell’uguaglianza, della trasparenza”, è l’inizio del documento, rilanciato anche su Twitter. “Riforma dell’eurozona” e “i diritti e libertà” erano alcuni dei titoli principali del testo che, di fatto, ripercorreva alcuni punti sottolineati ieri nel post di Grillo. Ed era annunciato un incontro a Bruxelles tra Grillo e Davide Casaleggio e i 17 eurodeputati del Movimento 5 Stelle.

Come si è detto, in rete non si placano (e ora sono destinate a crescere) le polemiche di molti iscritti al M5s. C’è persino chi annuncia di “aver tolto il simbolo del M5S dal profilo Facebook”. Un altro scrive: “Il problema a tuo sfavore è che hai deciso tutto tu, senza un dibattito democratico, bisognava parlarne e chiarire tutti gli aspetti un mese prima”. Un altro ancora scrive: “E dopo questo triplo salto mortale carpiato con mezzo avvitamento, oggi nasce il PD5S”. Ma c’è anche chi appoggiava la scelta: “Giusta e geniale la scelta. Grazie a Grillo che ha sempre idee innovative ed è avanti di almeno vent’anni”.

Ci sono poi le polemiche degli altri, a partire dalla Lega che già con il segretario Matteo Salvini aveva parlato di “voltafaccia”, e per bocca dell’eurodeputato e vicesegretario federale Lorenzo Fontana parlava di “mossa sconcertante” con la quale “Grillo sconfessa se stesso e per qualche poltrona in più abbraccia chi, a parole, ha sempre contestato. E’ l’apoteosi dell’incoerenza a Cinque Stelle”. Secondo Fontana ” l’Alde è la negazione di ciò che Grillo ha sempre professato: è il principale sostenitore di questa Europa e dell’euro, è a favore dei trattati ammazza-commercio e delle politiche di immigrazione e globalizzazione sfrenata, è contro Putin e contro Trump. Il Grillo barricadero ha capitolato, passando dalla parte del nemico politico. Una mossa che coincide, guarda caso, con un periodo di spartizione di poltrone europee, con in ballo presidenza e vicepresidenza del Parlamento Ue e delle Commissioni. Grillo è stato normalizzato dal sistema. Ha deciso di arrendersi!”.

Polemico anche il Pd. La deputata Marina Berlinghieri sottolinea che “dopo l’utilizzo dei milioni di euro di fondi pubblici dei gruppi di Camera e Senato, ora il Movimento 5 stelle vuole usare anche l’Europa come salvadanaio per il proprio partito. La giravolta di Beppe Grillo, che abbandona l’alleanza con l’Ukip di Farage per passare all’Alde, serve a incassare quasi 700mila euro all’anno di fondi pubblici da usare per le iniziative politiche in Italia. A confermarlo è lo stesso Grillo nel suo blog, quando mette nero su bianco che vuole ‘ottenere fondi da spendere sul territorio”.

In casa M5s, Luigi Di Maio difende invece la scelta e contrattacca: la stampa anche oggi parla di “Movimento spaccato”, sottolinea, ma “sono sempre quelli che hanno mancato clamorosamente i più grandi avvenimenti politici degli ultimi anni, dalla Brexit al referendum costituzionale italiano fino a Trump. Applicano schemi del 900 alla politica del 2017. Contenti loro…La democrazia per loro è spaccatura. Per noi è decisione partecipata”.

Di Maio chiarisce poi che “per ora non possiamo creare un gruppo del Movimento 5 Stelle a Bruxelles e a Strasburgo, perché il regolamento del Parlamento dice che devono essere composti da deputati di almeno sette stati membri differenti. Ma il semplice fatto che avremo la libertà di votare in difformità dal gruppo di appartenenza tutte le volte che vorremo, dimostra che il Movimento Cinque Stelle non arretrerà di un solo millimetro nel realizzare il programma elettorale europeo con il quale ha raccolto 6 milioni di voti dei cittadini nel 2014”.

Grillo aveva spiegato: “Alde conta 68 eurodeputati e con la presenza del M5S diventerebbe la terza forza al Parlamento europeo. Il Movimento potrebbe così acquisire un peso specifico nelle scelte che si prendono e rappresentare l’ago della bilancia: con il nostro voto potremo fare la differenza e incidere sul risultato di molte decisioni importanti per contrastare l’establishment europeo. Non rinneghiamo le scelte del passato”.

Ma per Farage (che secondo la stampa britannica perderebbe circa 2 milioni di euro in contributi europei a causa del passaggio dei Cinquestelle con i liberali)  il supporto 5 stelle al gruppo Alde “non durerà a lungo”. Infatti “in termini politici sarebbe completamente illogico per i 5 stelle unirsi al gruppo più eurofanatico del Parlamento europeo”. Ma, a quanto pare, ciò non accadrà.

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