Bancari pronti allo sciopero contro i tagli. Dal governo smentita…a Renzi

Banca e scioperoAltolà dei sindacati delle banche al governo. I rappresentanti dei lavoratori del settore dicono no alle parole del premier, Matteo Renzi, sulla necessità di dimezzare nei fatti il numero dei dipendenti del settore (circa 150.000 in meno in 10 anni) e si dicono pronti a fare uno sciopero generale. “Adesso basta! – si legge in una nota – A chi vuole l’eutanasia del settore creditizio occorre rispondere con la mobilitazione. L’affermazione di Renzi circa la necessità di ridurre, in 10 anni, di 150.000 lavoratori bancari il numero degli addetti nel settore creditizio, merita una sola risposta: Sciopero Generale”.

“Il premier prima di fare queste dichiarazioni che rischiano di destabilizzare l’intero settore – si legge nella nota unitaria – aveva l’obbligo di consultare le parti sociali, fare valutazioni di opportunità. La sua analisi si basa invece sul fatto che sua moglie usa lo smartphone invece di recarsi allo sportello bancario. Con il più bieco populismo dichiara che bisogna ridurre gli occupati, ridurre il numero delle filiali, aggregare le banche e che la politica deve stare fuori da questi processi. Affermazioni contraddittorie. Infatti ci chiediamo: se la politica deve stare fuori dalle banche (e noi lo affermiamo da sempre) perché il governo deve imporre il numero delle filiali, delle banche, degli addetti? Ma Renzi non ci ha spiegato fino a ieri che “E’ il mercato, bellezza”? I sindacati invitano l’Abi a “prendere posizione contro queste sconclusionate affermazioni del Premier”

. “Chi pagherà – sottolineano i sindacati – i costi sociali di questa drastica riduzione del personale? Con quali soldi? Con quali strumenti? Oppure Renzi, con le sue esternazioni, vuole invitare i banchieri a licenziare personale, decisione che contrasteremo ferocemente?” I sindacati del settore ricordano di aver dato prova di “grandi capacità concertative per la risoluzione dei problemi del settore. Ciò è dimostrato – dicono – da una contrattazione tra le parti che ha portato negli ultimi 10 anni ad esodi volontari tramite il Fondo di sostegno al reddito di circa 50.000 lavoratori e l’appoggio dato alle fusioni annunciate. Attraverso il nostro Fondo per l’Occupazione, finanziato dai lavoratori – aggiungono – abbiamo consentito l’entrata nel settore a 12.000 giovani in questi ultimi 4 anni,”. Se il Presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali – concludono i sindacati – “inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale dei lavoratori”.

”Quando Renzi vuole spostare l’attenzione o evitare determinati problemi usa sempre il tema banche, banchieri, bancari. Ma questo gli fa perdere consenso elettorale e questo a me dispiace”. Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, va all’attacco di Renzi che ieri al forum Ambrosetti. ”Queste dichiarazioni stimolano i banchieri a licenziare – aggiunge – e significano 15 mila lavoratori all’anno in meno”.

L’Abi è pronta a sedersi immediatamente con il Governo e le organizzazioni sindacali di settore “per lavorare costruttivamente a fondare un nuovo patto sociale, che permetta a uno dei settori più vitali del nostro Paese di continuare sempre più a operare per il bene comune”, afferma, Eliano Omar Lodesani, presidente Comitato Affari Sindacali e del Lavoro dell’Associazione bancaria, dopo le dichiarazioni di Matteo Renzi e la dura presa di posizione dei sindacati del settore

Palazzo Chigi smentisce – “Fonti di Palazzo Chigi” smentiscono le parole del titolare del Palazzo sottolineando che non c’è nessuna ipotesi di dimezzare i bancari entro dieci anni. Il governo – viene precisato – si pone piuttosto l’obiettivo di ridurre i consigli di amministrazione pleonastici, il ruolo della politica dentro le banche, le superconsulenze. “Non vuole dimezzare i bancari, come ha scritto qualcuno. La preoccupazione sull’eventuale esubero di lavoratori, in tutti i settori, anche nel bancario, è al centro delle preoccupazioni del governo”.

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