ATLETICA/ Gimbo Tamberi shock: lesione al legamento della caviglia e addio Olimpiade. L’azzurro urla: “Ridatemi il mio sogno!”

tamberidi MARCO VALERIO/

“Ridatemi il mio sogno. Addio Rio, addio mia Rio”. Gianmarco Tamberi affida a Instagram le sue lacrime per la lesione del legamento della caviglia sinistra che gli costerà la partecipazione ai Giochi. L’esito degli esami dopo l’infortunio di Montecarlo è stato impietoso col saltatore azzurro, che solo pochi minuti prima di distruggere il suo sogno olimpico aveva portato a 2.39 il primato italiano dell’alto: “Vorrei urlarlo che tornerò più forte di prima, ma ora riesco solo a piangere”.

Un’autentica mazzata. Sono le 12.20 quando il professor Benazzo pone fine al sogno olimpico di Gimbo, confermando che l’infortunio alla caviglia è una “lesione del legamento deltoideo, dovuta all’eccessiva pronazione del passo che ha portato allo strappo di alcune fibre del legamento anteriore della capsula”. L’azzurro è seduto a pochi passi, la gamba sinistra appoggiata alla stampella, il volto che a stento trattiene le lacrime. Niente Rio 2016. Ed è una notizia dolorosissima, per l’azzurro e per tutto lo sport italiano. Perché Gimbo stava davvero vivendo il suo momento magico, in pedana e non solo.

Un stop di 4 mesi per Tamberi. Il professore Francesco Benazzo, che ha visitato l’azzurro, prospetta due ipotesi: una è quella dell’intervento chirurgico, l’altra quella di un recupero non traumatico senza operazione. In ognuno dei due casi sono previste due settimane di immobilizzazione dell’arto, due di mobilizzazione parziale e tre mesi di riabilitazione. La prognosi è quindi di 4 mesi perché possa tornare operativo. Tamberi resterà a Pavia per decidere cosa fare: ha addosso una fasciatura rigida, funzionale a ridurre l’edema, che andrà comunque sostituita lunedì. Anche l’eventuale operazione si svolgerebbe la prossima settimana, se Tamberi decidesse di operarsi.

Una stagione da favola stroncata sul più bello. L’oro iridato indoor questo inverno, quello europeo una settimana fa ad Amsterdam, la costanza di risultato che l’aveva portato, proprio ieri, a battere per la prima volta due mostri come Bondarenko e Barshim, i padroni della specialità per anni che restano i favoriti per l’oro a Rio. E in più, una popolarità ormai globale, per il suo modo gioioso di vivere l’atletica, dall’halfshave alle capriole dopo i salti riusciti. “Ora in questi giorni devo decidere se operarmi o no – dice l’azzurro -. Più che arrabbiato sono dispiaciuto. Cosa dovevo fare? Non avrei potuto fare qualcosa di diverso. Dire che non avrei dovuto provare i 2.41 è da stupidi, non ha senso. Chi fa questo sport sa come funziona. Quando ti senti bene provi a fare il record, perché non sempre stai così bene. A un mese dall’Olimpiade, poi, arrivare a Rio dopo aver saltato 2.40 mi avrebbe dato una sicurezza diversa. Mi sentivo bene, c’era il pubblico tutto lì per me. Io in gara non mi sono mai fermato. Non puoi immaginare che vai a farti male. Poteva succedere a 2.20 come a 2.41”.

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