ATLETICA LUTTO. Ciao Annarita Sidoti, piccola grande donna

Sidoti

di Raffaele Ciccarelli

Come si può misurare il successo? Si può quantificare secondo parametri misurabili, ad esempio altezza, peso, lunghezza, capacità? Secondo un luogo comune, tendiamo ad individuare il successo con il bello, l’aitante, il prestante,  nello sport con quegli atleti che sono anche prototipi di bellezza puramente estetica. Atleti formidabili, incarnazione di una bellezza scultorea, come ci è stato tramandato dalle statue greche, che esaltano la perfezione fisica, e che possiamo ritrovare in Usain Bolt, in Rafa Nadal, in Cristiano Ronaldo e in tanti altri. È un luogo comune, appunto, perché in realtà il successo si può trovare in qualsiasi persona, non dipende dalla bellezza ma dal talento, dalla capacità di sacrificio, dalla voglia di voler primeggiare. Tutte queste qualità si erano concentrate in una piccola donna, uno scricciolo, forse anche improbabile come atleta, che tra l’altro aveva scelto una disciplina in apparenza altrettanto improbabile, rappresentazione pura della fatica, la marcia. Questo è stato, ha incarnato, Annarita Sidoti.

Una piccola grande donna. Nel metro e mezzo che raccoglieva la quarantina di chili del suo peso si erano concentrate il talento e la capacità di sofferenza che richiedono questa disciplina, tanto da raggiungere vette importanti e conquistare medaglie prestigiose per l’atletica italiana. Iniziò presto a macinare chilometri, con il caracollare tipico di quel particolare tipo di corsa, il primo oro significativo lo conquistò  nel 1990, agli Europei di Spalato, nella competizione più dura e difficile, sulla distanza più lunga, i dieci chilometri. Un passo dietro l’altro, quasi non accusando la fatica e il dolore ai muscoli, si avvicinò  decisa al suo anno d’oro.

Il trionfo ai Mondiali. È  il 1997, ad Atene, patria olimpica per antonomasia, ma nel contesto competitivo dei Mondiali, che la piccola siciliana, sempre un passo dietro l’altro, mette alle sue spalle tutte le concorrenti, conquistando il primo posto e la medaglia d’oro. Non altrettanto fortunate le sue partecipazioni olimpiche, ad Atlanta nel 1996 e a Sidney nel 2000, ma sempre affrontate con lo spirito di sacrificio necessario per affermare la sua partecipazione. Poi il ritiro dalle gare e la famiglia, prima di intraprendere la gara più  dura e difficile. Cinque anni è durata la sua battaglia contro il male, avendo come traguardo, un passo dietro l’altro, la medaglia di un nuovo giorno da vivere. Fino alla fine, fino al traguardo che non regalava medaglie, ma la sconfitta. A quarantacinque anni, il piccolo corpo di Annarita si è arreso, ha smesso di lottare, la forza che innervava quel piccolo corpo si è affievolita sempre di più, fino a spegnersi. Ora, un passo dietro l’altro, con la caratteristica andatura dei marciatori, corre verso il cielo (nella foto Gazzetta.it: 20 agosto 1998, la piccola Sidoti si laurea a Budapest campionessa europea di marcia nei 10 km. Eccola esultare, a destra con al collo la bandiera italiana).

*Storico dello sport

I funerali di Annarita Sidoti

Una bara avvolta nel tricolore, quel tricolore che Annarita Sidoti, lo scricciolo d’oro dell’atletica italiana, aveva fatto sventolare a lungo nella sua carriera. A San Giorgio di Gioiosa Marea, nella stessa chiesa dove nel 2003 si era sposata, l’ultimo saluto alla campionessa dell’atletica che a soli 45 anni ha perso la gara più difficile, sconfitta da un male incurabile che dal 2009 aveva minato il suo fisico.

Tanti amici e non solo. All’uscita della chiesa c’erano migliaia di persone, amici, atleti, semplici appassionati e in pratica tutto il paese (il sindaco Eduardo Spinella aveva indetto il lutto cittadino). In prima fila i campioni dell’atletica siciliana, dai due argenti iridati Giuseppe D’Urso (Stoccarda ‘93, 800) e Vincenzino Modica (Siviglia ‘99, maratona), alla lanciatrice Maria Tranchina che in azzurro era stata la capitana di Annarita e altri azzurri come la sprinter messinese Maria Rugerri, la triplista Simona La Mantia e il quattrocentista Claudio Licciardello. Problemi di aereo hanno bloccato Roberto Frinolli che doveva rappresentare la Fidal, ma durante il consiglio federale apertosi con 1’ di raccoglimento nel ricordo di Annarita, il presidente Alfio Giomi ha confermato che al prossimo Golden Gala a Roma ci sarà un momento dedicato all’iridata di marcia e doppia campionessa d’Europa, con una camminata che vedrà impegnati all’Olimpico tutti i campioni azzurri della sua epoca . “Al Golden Gala – spiega Giomi – manderemo sullo schermo le immagini più belle di Annarita che rimarrà nella storia dell’atletica e dello sport italiano. Per sempre”.

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