ATLETICA E DOPING/ Alex Schwazer, controanalisi positive e la IAAF lo sospende: addio Olimpiadi per il marciatore azzurro

alex-schwazer-conferenza-stampa-bolzano-pianto-image-812-article-fbdi MARCO VALERIO/

La Iaaf, la federazione internazionale di atletica leggera, ha sospeso con effetto immediato il marciatore azzurro Alex Schwazer. L’altoatesino era risultato positivo ad un controllo antidoping effettuato a inizio anno e reso noto le scorse settimane. Secondo quanto si apprende, le analisi del campione ‘B’ hanno confermato i risultati del campione ‘A’. Ciò significa che per Schwazer svanisce la possibilità di partecipare ai Giochi di Rio 2016. Schwazer era tornato alle gare a maggio, dopo aver scontato una squalifica di tre anni e mezzo sempre per doping.

La vicenda. Un caso che sulla carta è chiuso, ma secondo i legali del marciatore altoatesino non finisce qui. Nei giorni scorsi infatti, prima ancora di conoscere l’esito del nuovo test sulla provetta B, nel medesimo laboratorio di Colonia che lo effettuò per la provetta A, l’avvocato di Schwazer, Brandstatter , aveva detto: “Non ci aspettiamo molto. Abbiamo eccepito irregolarità anche gravi nel trasporto al laboratorio convenzionato del campione di urina prelevato ad Alex”. La difesa di Alex infatti lavora per chiedere una sospensiva d’urgenza del procedimento. Il punto, secondo il legale, resta il fatto che la positività al testosterone, rilevata nel campione di urine prelevato al marciatore altoatesino il 1 gennaio, è stata testata e comunicata all’interessato con ritardo. Cinque mesi trascorsi prima di effettuare il test, con risultati arrivati il 13 maggio, ma comunicati a Schwazer solo il 21 giugno, quindi altre cinque settimane dopo. “I tecnici, i professori e i consulenti che hanno esaminato i profili ematici di Schwazer – spiega Brandstatter – confermano che non c’è doping. C’è solo un episodio singolo, dunque assolutamente sospetto, quindi viene da dedurre che ci sia stato un intervento esterno. Siamo molto molto convinti – conclude – che ci sia qualcosa di poco trasparente”.

Le dure accuse di Donati. Sandro Donati, storico paladino della lotta al doping, che si è esposto aiutando nella veste di allenatore, Alex Schwazer nel suo ritorno, ha tuonato: “I responsabili di questo omicidio sportivo devono essere ricercati all’interno della struttura della Iaaf”.

Una storia complessa. L’esito del controllo a sorpresa del 1° gennaio aveva dato esito negativo, come i numerosi controlli effettuati anche privatamente dalla squadra di Schwazer, ma i risultati erano stati poi inseriti all’interno del passaporto biologico. Si sarebbero così evidenziate alcune criticità (specie sul lato steroidi), non in senso assoluto, ma nel momento in cui i dati venivano comparati ai suoi personali. La provetta da Colonia era stata spedita in Canada, dove si effettua la revisione di quelli del passaporto biologico da parte di una unità indipendente, la “Athlete Passport Management Unit” (Apmu) del laboratorio di Montreal, che è quello di riferimento della Iaaf per tutti i suoi controlli sul passaporto biologico degli atleti. A questo punto si rendono necessari approfondimenti. Quell’esame del campione di gennaio necessita di nuove verifiche. In base al primo risultato delle analisi, non preso da solo, ma in riferimento agli altri contenuti nel documento sulla storia dell’atleta. Viene richiesto un nuovo tipo di analisi, che approfondisca ulteriormente ciò che proviene da quella provetta sospetta. Occorreva verificare se certi livelli fossero organici al corpo dell’atleta, quindi propri della persona, oppure indotti da sostanze. iene effettuato allora il test Irms (Isotope ratio mass spectrometry), la spettrometria di massa dei rapporti isotopici, che permette di capirlo. Questo test non era stato effettuato sul campione di Capodanno, nel corso delle analisi iniziali, perché non viene fatto di routine. E’ anzi assai sofisticato. L’utilizzo dell’Irms si rende necessario proprio in seguito all’esame dei dati del passaporto biologico a opera degli esperti Iaaf, per verificare appunto se il livello di steroidi riscontrato è di origine endogena, cioè prodotta dal proprio corpo, o esogena, quindi proveniente dall’esterno. Da queste seconde analisi risultò la presenza di testosterone sintetico, cioè prodotto a seguito dell’utilizzo di sostanze esterne. Solo allora, 5 mesi dopo, la Iaaf ha notificato i risultati dei controlli a Schwazer, Federatletica e, per competenza, anche alla Wada.

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