Astici e aragoste soffrono nel ghiaccio: ristoratore condannato in Cassazione

Anche astici e aragoste, in attesa si essere portati in tavola, provano dolore; perciò un conto è cucinarli quando sono ancora vivi (in acqua bollente), altro è conservarli nel ghiaccio, cosa che arreca loro “sofferenze causate dalla detenzione”. Questa è la sconcertante motivazione con la quale la Corte di Cassazione ha argomentato la conferma di  una sanzione di 5mila euro e del “risarcimento danni” alla Lav (Lega anti vivisezione) comminati a un ristoratore di Campi Bisenzio (Firenze).
La tesi è che  commette reato di “maltrattamenti di animali” chi li conserva in modalità impropria, come ha fatto il ristoratore di Campi Bisenzio, che conservava i crostacei sotto ghiaccio e con le chele legate.
“Non può essere considerata come una consuetudine socialmente apprezzata”, scrive la Cassazione, il detenere questa specie di animali “a temperature così rigide, tali da provocare sicure sofferenze” se ci sono “sistemi più costosi” per conservarli in maniera più rispettosa. Non costituisce invece reato di maltrattamento cucinarli vivi. Infatti, “la particolare modalità di cottura può essere considerata lecita in forza proprio del riconoscimento dell’uso comune”.

Commenta per primo

Lascia un commento