Renzi: “Legge elettorale entro il 13 febbraio o voto a giugno”. Emiliano e D’Alema: “convoca il congresso!”

di LUCA DELLA MONICA – Siamo di nuovo alla politica degli aut aut che da due mesi ci erano stati risparmiati grazie all’assenza di Matteo Renzi dal proscenio, momentaneamente allontanato dall’umiliante batosta subita nel referendum costituzionale. Davanti al pubblico plaudente dei sindaci targati Pd, l’ex capo del governo ancora segretario del Pd ha mandato un preavviso di sfratto al suo successore Paolo Gentiloni e una minaccia a chi non vuole trascinare subito il paese in una nuova campagna elettorale prima di aver approvato una buona legge rispettosa della rappresentanza dei diversi orientamenti politici oltre che della esigenza di garantire una rassicurante governabilità.

Questo l’au aut: “O si arriva entro il 13 febbraio ad un accordo tra i partiti per una nuova legge elettorale, o si vota al più presto, entro a giugno”. Quindi il segretario del Pd informa il presidente del Consiglio Pd, che presiede un governo a maggioranza Pd, addirittura definito da alcuni “fotocopia del governo Renzi”, che ha solo pochi mesi di vita, comunque si comporti.

L’aspetto più deprimente di questa vicenda è che nessuno dei suoi fedelissimi non diciamo non osi ribellarsi, ma almeno non tenti neppure di farlo ragionare e di difendere l’onorabilità di coloro che il Pd ha mandato al governo dopo le dimissioni del rottamatore umiliato dall’esito del referendum. L’unico ad uscire timidamente dal solco dello squallido conformismo è stato il ministro Delrio, il quale ha detto che “il governo lavora senza pensare a scadenze”,  aggiungendo, per bilanciare l’ardimento, un’insinuazione contro D’Alema: “Minacciare scissioni non aiuta a fare proposte”.

L’aspetto invece più sconcertante è che Renzi dimostra di non tenere in alcun conto nemmeno il presidente della Repubblica: Mattarella  ha detto con molta chiarezza che sarà disposto a sciogliere le Camere per mandare gli italiani alle urne soltanto dopo che verrà fatta una legge elettorale armonizzata per Camera e Senato. Condizione posta anche da D’Alema per evitare che, in caso contrario, ciascuno nel Pd vada per la sua strada e si arrivi a una scissione. Anzi D’Alema chiede che si faccia finalmente un congresso del Pd dove si possa definire una linea programmatica, che ormai non c’è più. E della stessa opinione si sono dichiarati Bersani, Speranza, Gotor e altri esponenti non solo della sinistra del Pd. Perentorio in proposito è stato, nell’intervista domenicale del programma In mezz’ora di Lucia Annunziata su Rai3, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (foto). “Si può perfino arrivare alle carte bollate per obbligare Renzi a fare il Congresso”, ha detto. “Io – ha aggiunto – consiglio vivamente al segretario di iniziare immediatamente la procedura per il congresso perché se non lo fa è in una tale difficoltà politica che rischia di uscirne assolutamente azzerato come soggetto legittimato a guidare il partito. Quindi  prima cominciamo meglio è”. Quanto a una sua eventuale candidatura alla carica di segretario del partito, Emiliano ha precisato: “Se c’è un congresso, e mi auguro ci possa essere una unica candidatura alternativa a quella del segretario uscente, e se io capisco che questa candidatura può essere utile e incarnata da me, non ho nessun problema. Se ce n’è un altro che funziona meglio di me non ho nessun problema a fare campagna elettorale per lui”.

In campo il presidente dellacommissione garanzia” del Pd. A schierarsi con Renzi e contro Emiliano è sceso in campo tal Gianni Dal Moro, lo sconosciuto presidente della commissione di garanzia del Pd . Il quale ha detto che “le regole (!?) sono chiare in proposito e la commissione nazionale di garanzia ne ha sempre assicurato il rispetto”. Ma a quali regole si riferisca, a proposito del congresso, non lo dice. Genericamente afferma che “quanto deliberato a larghissima maggioranza nell’ultima assemblea nazionale del partito e quanto sin qui deciso dal segretario nazionale è pienamente nel rispetto delle regole”. Infine scende in campo il deputato Marcucci, il quale afferma perentorio che il congresso si deve svolgere a dicembre. Ma non dice di quale anno.

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