Arrestato Abrini, il “terrorista col cappello” dell’attentato di Bruxelles

This undated photograph provided by Belgian Federal Police shows Mohamed Abrini who is wanted by police in connection with recent attacks in Paris, as a police investigation continues on Tuesday Nov. 24, 2015. The federal prosecutor's office on Tuesday issued an international warrant for Mohamed Abrini, who is being tracked by both Belgian and French police. Authorities are looking for Abrini because he was seen with fugitive Salah Abdeslam at a gasoline station in Ressons on the highway to Paris two days before the attacks. (Belgian Federal Police via AP)

Il super ricercato della strage di Parigi e complice di Salah Abdeslam, Mohamed Abrini, è stato arrestato. Sembra, secondo quanto riferisce la tv Rtbf, che sia stato ugualmente lui ad acquistare nel centralissimo centro commerciale City2 di Bruxelles anche le valigie usate per gli attentati di Bruxelles. La sera del 13 novembre Abrini era con Abdeslam alla guida della Renault Clio poi usata per gli attacchi nella capitale francese. poi era apparso nelle immagini degli attentatori all’aeroporto di Bruxelles con in testa un cappello nero.

Abrini, 31 anni, franco-marocchino, era rimasto l’ultimo del commando degli attentati del 13 novembre a Parigi a sfuggire alla polizia. Ed è anche l’uomo più misterioso, quello apparso ovunque – dalla Siria, a Parigi, a Bruxelles – e subito dopo svanito nel nulla.

Fra gli interrogativi che pesano su questo complice e amico fidato di Salah Abdeslam, c’è quello della sua partecipazione diretta agli attentati di Parigi a novembre un mese nel quale Abrini si sarebbe dovuto sposare. A Molenbeek, dove vive da ragazzino, è per tutti “Brioche”, il garzone della boulangerie adesso fallita. Altri lo ricordano ladruncolo e scippatore che ha fatto il salto di qualità dopo un colpo da 200.000 euro. Nel mandato d’arresto, dopo i furti, i danneggiamenti, la detenzione di stupefacenti, figura ora l’accusa di complicità in preparazione degli attentati del 13 novembre. E c’è la segnalazione di un viaggio in Siria nel giugno scorso, durante il quale non si sa bene cosa abbia fatto, forse un percorso sulle tracce del fratello Souleymane, morto da jihadista.

Le segnalazioni assomigliano a un rompicapo, un puzzle finora irrisolto: il 10 novembre viene localizzato insieme con Brahim, fratello di Salah, che tre giorni dopo si farà esplodere al bistrot Voltaire, nella Clio che dopo gli attentati sarà ritrovata nel 18/o arrondissement di Parigi, dove era in programma un’azione mai portata a termine. Il 10, i due erano in missione per reperire due covi, uno a Bobigny dove avrebbe dovuto alloggiare il commando dei kamikaze dello Stade de France. Ma, arrivati sul posto, i due non hanno né documenti né carta di credito, e rinunciano. Abrini ci riprova il giorno dopo, arrivando da Bruxelles stavolta al fianco di Salah, direzione Alfortville, banlieue di Parigi dove affittano gli “studio” dove andranno ad alloggiare gli uomini del Bataclan. Sul percorso, vengono immortalati dalla telecamera di una stazione di servizio. Il giorno dopo, vigilia degli attentati, è in una delle tre auto del convoglio che porta i terroristi a Parigi. La famiglia, però, ha testimoniato che il 13, giorno delle stragi, Mohamed Abrini si trovava a Bruxelles, dove aveva appuntamento per firmare il contratto dell’appartamento dove sarebbe dovuto andare ad abitare con la futura moglie. Un matrimonio che non c’è mai stato, e un sospetto che – da allora – ha fatto perdere le tracce

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