Antonio Riboldi, il vescovo anti-camorra di Acerra e voce dei terremotati del Belice è morto a 94 anni

Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu Pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia. E’ morto monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, vescovo emerito di Acerra (Napoli).

Il decesso all’alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l’annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal ’78 al 2000.

Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Papa Paolo VI, monsignor Riboldi fa il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. Sede vacante da 12 anni, ad Acerra, ricorda la diocesi sul sito, “c’è da rianimare la vita ecclesiale e da sostenere l’intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona. Attento fin dal primo momento alla vita e ai problemi di ogni giorno delle persone, l’azione più impegnativa per complessità e per durata è il contrasto alla camorra”.

Storica la marcia che negli 80’ porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo. La diocesi ricorda ancora che don Riboldi disse “meglio ammazzato che scappato dalla camorra“, rispondendo alla mamma e al suo timore quando viveva sotto scorta. E ancora “‘in quel momento – dichiarò il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono'”.

Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all’impegno di monsignor Riboldi. La diocesi evidenzia come gli annuali convegni diocesani erano momenti forti di vita ecclesiale e grazie ai quali arrivavano ad Acerra illustri relatori tra cui il cardinale Carlo Maria Martini. “Lo stesso Riboldi ricordava spesso con sano orgoglio lo stupore che gli aveva confessato l’arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi”, si legge ancora sul sito della diocesi di Acerra.

Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a centinaia di migliaia di persone. “Profondo, indelebile è il legame che unisce la Chiesa acerrana al suo ‘don Antonio’ – si legge ancora sul sito della diocesi – tanto da associare ancora oggi la città al nome del suo vescovo emerito. Legame rimasto tale anche dopo la rinuncia del presule all’esercizio episcopale per limiti di età nel dicembre del 1999, tanto da scegliere di rimanere a vivere in città continuando a celebrare Messa nella Chiesa dell’Annunziata, e da dichiarare più volte pubblicamente la volontà di essere seppellito in Cattedrale”.

Il vescovo Di Donna ricorda che “i nostri contatti erano costanti e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la Messa domenicale in Cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa Chiesa locale”.

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